Di Stefano Lesti – Se non hai altri interessi al di fuori della Play sei matto! A dirlo è stato seppur non propriamente in questi termini l’Organizzazione mondiale della sanità, (Oms), che recentemente ha stabilito ufficialmente che la dipendenza da videogiochi sia da considerarsi una vera e propria malattia del comportamento.
Il “Gaming disorder” è stato infatti inserito nel relativo capitolo delle patologie mentali dell’Internazional Classification Diseases. In sintesi, la dipendenza da gioco digitale consiste “in una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita”.
Un pò come capita anche quando si è ossessivi con l’uso di cellulari e social.
A questo punto di fronte a questa scure definitiva che cala sull’argomento e tende a metterci tutti in guardia, genitori o no che fossimo, viene automatico porsi qualche domanda, una su tutti: come sia stato possibile permettere fino a oggi e in mancanza di prove scientifiche a discapito di sospetti in tal senso immettere in commercio prodotti o comunque diciamo merci nocive, velenose?
Eh già, mica siamo più o meno tutti vittime soltanto di plastica e onde elettromagnetiche, di cibi adulterati o transgenici e amianto, di sigarette, alcool e di quant’altro di palesemente nocivo per la salute umana, quanto ancor di più di qualcosa di tossico addirittura per la mente.
Basti considerare il continuo bombardamento mediatico e pubblicitario che ci induce all’acquisto compulsivo di oggetti, ivi compresi quei medicinali che purtroppo e fin troppo spesso sono di fatto utili soltanto alle multinazionali dei farmaci per incrementare profitti, giocando con i nostri timori e con le fobie che ci vengono indotte, inculcate con destrezza da un sistema vero e proprio che di noi e del nostro reale benessere fisico e psicologico dimostra di fregarsene altamente.
Un sistema economico chiaramente disumano che oggi esce finalmente ridimensionato, ma ahi noi dopo aver già provocato interi decenni di danni sociali estesi al mondo intero che chi di dovere, piuttosto che prevenire e impedire ha reso possibile.
E dire che prima di questa storica decisione c’è stato anche nel mondo dello sport chi abbia sostenuto l’ingresso dei videogame tra le discipline olimpiche..
Certo, sbagliato fare di tutta l’erba un fascio così come demonizzare chicchessia, ma a rigor di logica paragonare lo sport, ossia il trionfo, l’emblema assoluto di salute e benessere con un qualcosa che ora è certo renderci folli o ad ogni modo sia attraente e seduttivo per persone psicolabili, mi sembra quanto meno bizzarro. A te no? Ma forse sono io ad essere strano..
SL
IMMAGINE: BROBIBLE

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