La dott.ssa Anna Nastri è stata chiamata personalmente dal presidente Claudio Lotito nell’ambito della crescita della società sportiva biancoceleste. Il suo ingresso fa seguito al recente innesto del dott. Nicolò D’Angelo, ex Questore di Roma e vice capo della Polizia di Stato, che si occupa della sicurezza di dipendenti e asset sia nella Lazio che nelle altre società del gruppo Lotito, con particolare attenzione riguardo la sicurezza informatica.
Anna Nastri, salernitana di origine e con importanti esperienze pluriennali alle spalle in ambito di economia e management, affiancherà il presidente Lotito nello staff dirigenziale della Lazio. In passato ha ricoperto ruoli importanti e di prestigio tra i quali la Direzione Sviluppo di Publitalia ’80, l’Area Manager e la ricerca di sponsor per Fininvest, nonchè presso il Diners Club Italia.
Ho avuto il piacere di incontrarla durante il recente consiglio generale della S.S. Lazio e durante gli interventi che si sono succeduti nel corso del dibattito che ha coinvolto le settantuno sezioni che compongono il Sodalizio biancoceleste sono rimasto entusiasmato dalle sue parole cariche di energia, sentimento e passione.
Così, a margine del consiglio le ho chiesto di rilasciarmi una gran bella e interessante intervista che gentilmente mi ha concesso in esclusiva in cui si è parlato di valori, di emozioni, del presidente Lotito e di tanto altro ancora.

Dott.ssa, com’è arrivata alla Lazio?
Il presidente Lotito possiede tra le altre grande doti, quella di carpire le caratteristiche delle persone che gli ruotano intorno in tutti gli ambiti. Riesce a capire se determinate figure possono essere utili e funzionali alle sue attività.
Ci siamo conosciuti cinque anni fa nella mia precedente attività che svolgevo nel mondo delle carte di credito e da allora è nata un stima reciproca. Mi occupavo di un progetto che ho sviluppato in relazione al sistema dei pagamenti e incassi tra il Coni e le squadre di calcio. Quando ci siamo incontrati la prima volta studiavo un nuovo modo per poter rimborsare il canone degli affitti dello Stadio Olimpico.

Per un po’ abbiamo lavorato insieme e in quell’occasione ho avuto modo di scoprire la sua profonda umanità e i suoi valori, ma anche la sua simpatia, oltre che rispettosa e puntuale sugli accordi che intraprende, e questo mi ha portato ad accettare con grande entusiasmo e soddisfazione la sua richiesta di entrare nello staff dirigenziale della Lazio.
Penso infatti che a livello personale oltre che professionale il presidente sia una delle migliori persone a livello umano che ho mai conosciuto, il che stride rispetto all’immaginario collettivo che lo vede dipinto come un irruente e un burbero, mentre il realtà oltre ad essere capace e preparato è un buono e un puro di cuore: un pregio che difficilmente si può riscontrare in chi come lui fa l’imprenditore a certi livelli, un imprenditore che stimo molto, ripeto soprattutto per la sua grande umanità, e con il quale si riesce addirittura a lavorare divertendosi sia in serenità che in osmosi.

Di cosa si occupa nello specifico?
Lavoro in staff col presidente e mi occupo in particolar modo del settore commerciale e dello sviluppo di nuovi progetti; progetti molto importanti legati al mondo calcistico ma non solo, che voluti intensamente dal presidente e sui quali ci siamo confrontati sono inseriti in un contesto di programmazione che segue il percorso di ristrutturazione finanziaria e sviluppo aziendale già intrapresi e portati avanti dalla Lazio, un percorso che dovrebbero fare anche molte altre società.
Infatti, come si fa nelle migliori famiglie, quali noi siamo, perché la Lazio prima di essere un’azienda è una grande famiglia, prima di pensare alle vacanze e a divertirsi un bravo padre mette a posto la parte finanziaria per garantire un futuro senza ansie e timori di sorta. Tanto è vero che i bilanci della Lazio sono solidi, più che in altre società che per raggiungere simili obiettivi si sono fortemente indebitate. Debiti che noi non abbiamo contratto.
I progetti a cui stiamo lavorando sono diversi e dal valore formativo, etico e sociale che rivolti al settore giovanile sul quale stiamo investendo risorse importanti produrranno un sviluppo importante in questo settore della nostra società, compreso il rilancio e la riorganizzazione del calcio femminile, sul quale il presidente si sta prodigando molto.
Stiamo anche lavorando molto su iniziative che riguarderanno da vicino non solo tutta la polisportiva e le sezioni del Sodalizio ma sopratutto i tifosi, che per il presidente Lotito e la Lazio sono la componente più importante.
A partire dal 22 agosto, quando avrà inizio la prossima stagione, organizzeremo allo Stadio Olimpico prima di ogni gara in casa una sorta di villaggio sportivo, di ‘casa della Lazio’, in cui tutti i tifosi saranno invitati e in cui guardare la partita non sarà più il clou. Speriamo che i tifosi lo apprezzino.
Da oggi invece (10 luglio n.d.a.) siamo presenti on line alle stazioni Termini e Tiburtina oltre che in tutte le stazioni della metropolitana di Roma con il video sulla campagna abbonamenti della squadra che ha portato a Roma oltre al calcio, il primo pallone a Roma direttamente da Londra, facendo sentire alla nostra città la presenza forte di una Lazio che punta in alto anche in termini di immagine e marketing.
Il 25 luglio infine presenteremo un progetto innovativo che in sintesi riguarda la prevenzione di problematiche presenti nel calcio, sopratutto giovanile, ma ne parleremo ufficialmente nei prossimi giorni e quindi per ora non posso altro.

Lei ha lavorato soprattutto a Milano. Parlando di economia, quali differenze ha riscontrato rispetto a Roma?
Se mi avesse rivolto questa domanda quindici anni fa le avrei indubbiamente risposto: tante, soprattutto da un punto di vista professionale. Al giorno d’oggi invece la differenza si è assottigliata e non ne vedo di importanti. Eccezion fatta per il carattere e l’umanità delle persone che però dipende da diversi fattori.
Penso ad esempio alla differenza di tempi, di clima e di ritmi che distingue nord e centrosud. Io sono campana e noi forse siamo un po’ più aperti e diciamo pure più vivaci. Tolto questo aspetto, la professionalità è ormai la medesima in tutto il Paese.
Certo, a Roma, il relazionarsi con le istituzioni piuttosto che soltanto con le imprese e gli imprenditori privati rallenta un po’ l’operatività e i tempi. Se parliamo invece di rapporti con singole aziende il livello e la capacità sono i medesimi.
Milano è indubbiamente una città europea, mentre Roma è ancora un po’ indietro. Anche perché nella capitale le problematiche sono diverse da quelle di Milano, così come diverso è il modo in cui la città viene gestita a livello istituzionale.

Una ultima domanda. Cosa significa per lei Lazialità?
Lazialità è un modo di essere, di vivere e pensare che ci contraddistingue e caratterizza rispetto a tutte le altre società e realtà sportive. Ma anche un luogo dell’anima all’interno del quale una persona come il presidente Claudio Lotito dovrebbe essere ammirato e apprezzato da chi voglia il bene della Lazio, se non altro per tutto il bene in termini di progresso anche etico che sta procurando non solo alla società ma vieppiù rispetto a tutto il mondo del calcio.
Forse il dottor Lotito potrà essere tacciato di sembrare apparentemente opposto a ciò che è, ma di fatto è una persona squisita oltre che generosa che parla con tutti. Di manager importanti ne ho conosciuti molti lungo oltre trent’anni di lavoro e di esperienze professionali, ma mai uno come lui che al telefono non si fa negare a nessuno. Oggi parlare con un manager d’azienda è diventato difficile quasi come chiedere un’udienza da un capo di Stato, mentre il presidente è un uomo che si occupa anche di ascoltare le persone e di risolvere i loro problemi da un punto di vista umano.
Noi purtroppo in questo Paese giudichiamo le persone dall’apparenza, con molta leggerezza e spesso con pregiudizio e preconcetti, e su questo tema l’Italia deve ancora lavorare tanto.
Il presidente è un dirigente che lavora e che si da’ da fare come pochissimi altri. Talmente voglioso e impegnato per edificare un mondo migliore che in molti lo tacciano di essere una sorta di dittatore che vuole imporre le proprie idee.
Mentre in realtà la sua unica colpa, se di colpe possiamo parlare, è di essere una voce fuori dal coro mentre molti altri, la maggioranza sono essenzialmente degli ‘yes man’: persone che si costruiscono un mondo fondato sull’unica ambizione e fine di mantenere le proprie poltrone e il proprio status.
Lui no! Dice quello che pensa, magari a suo modo, possono piacere o non piacere e ognuno ha il proprio, ma è leale con gli altri e coerente con i valori in cui crede. In forza della sua etica professionale, morale e umana è una persona vera che non teme di essere ostracizzato, criticata ed emarginata. Nel portare avanti le sue battaglie sopporta tutto ciò che ne consegue.
Se gli si espone un problema si siede e ascolta. Io sfido un qualunque altro presidente e manager si trovi nella sua posizione a fare altrettanto. Secondo me parliamo di una eccellenza interna a un’altra eccellenza nazionale quale secondo me è tutto il mondo Lazio alla quale bisognerebbe tributare la stima e il rispetto che merita.
Anche questo significa per me Lazialità: onestà intellettuale! R
Nel mondo del calcio che ti da’ un’enorme e rapida popolarità tutti ci vogliono essere e in ancora di più ci vorrebbero entrare. Lui ci entrato e ci vuole restare mantenendo integro il proprio essere, navigando contro corrente nel tentativo di far progredire questo sport che da tempo ormai sta attraversando una crisi di valori direi drammatica.
E per questo motivo viene visto male all’interno di questo ambiente.
Basti pensare ad esempio alla nomina di persone che con il calcio e lo sport non c’entrano nulla e che, togliendo il lavoro ai veri e capaci professionisti ai quali viene così impedito di dare il proprio prezioso contributo, ne rallentano il necessario sviluppo. Persone che dovrebbero a mio avviso svolgere le attività per cui sono preparate e restare al di fuori del calcio.
Quanti dirigenti di calcio, oltre che addirittura di presidenze di lega non conoscono nemmeno i problemi delle categorie minori che stanno morendo e lasciando tante famiglie di lavoratori a spasso, ivi comprese quelle di atleti e di giovanissime promesse che di punto in bianco non sanno più che fine faranno, dopo aver investito in un sogno che molte volte gli crolla addosso a causa di dirigenti e società sportive che poco professionali e in buona sostanza distanti anni luce dai valori dello sport, utilizzano il calcio perseguendo essenzialmente meri fini legati al raggiungimento prima e al mantenimento poi di fama e popolarità..
Come è possibile andare avanti, anzi così indietro appiattendoci su questo tipo di direzione? Il presidente Lotito lo dice, lo fa presente nelle dovute sedi e si ritrova contro gran parte degli yes man di cui le parlavo che lo descrivono come il mostro che non è, stigmatizzandolo e contestandolo sistematicamente soltanto perché lui queste pessime derive le sta contrastando, suscitando vero e proprio odio sia nei suoi confronti che a danno della Lazio.
Ed ecco la ragione per cui anche i mass media più importanti, altrettanto servili verso un sistema deteriorato che li nutre e ingrassa non dicono queste cose, parlando di una Lazio che nonostante tutto ciò vince trofei e incanta le platee dell’intera Europa con un gioco che in Italia è da anni secondo forse soltanto alla Juventus che per merito di Simone Inzaghi, altra scoperta del presidente come del resto Igli Tare, che da giocatore quale era è diventato tra i migliori diesse d’Europa, spesso abbiamo anche sconfitto.
Il presidente Lotito, salvando una società in fallimento che aveva un esposizione di 500 milioni, non solo l’ha sanificata, ma ha creato un modello virtuoso che dalla Lazio vorrebbe sdoganare nel calcio italiano, ma ahi noi c’è chi glielo vorrebbe impedire, nonostante abbia dimostrato fino ad ora le sue capacità ma soprattutto la fondatezza delle sue ambizioni e dei suoi programmi, fino a trasformare la Lazio facendola diventare tra le prime trenta società sportive d’Europa, e in termini d’immagine della polisportiva tra le dieci più importanti al mondo.

Come negargli dunque il merito di stare lavorando per provare a concretizzare un nuovo sistema dove gli atleti migliori, i dirigenti e i quadri intermedi fino agli impiegati possano essere formati e sollecitati a fare ciò che sanno fare meglio, ossia lavorare anima e cuore per il calcio e i valori olimpici che lo sport rappresenta e dovrebbe esprimere? Ma soprattutto per quale ragione non sostenerlo in quest’opera titanica?
Soltanto ragionando e agendo in questo modo infatti il presidente sa bene che si potranno superare le crisi attuali che coinvolgono non solo lo sport, ma anche l’economia insieme a tutti gli ambiti della società italiana in generale: a ciascuno il proprio lavoro!
Da noi alla Lazio non ci sono raccomandati o figurine messe lì tanto per fini di natura prettamente propagandistica, ma c’è sia il rispetto dei ruoli che la crescita e il potenziamento delle capacità professionali delle persone che lavorano al fianco di un presidente a cui sta a cuore la loro dignità e formazione, poiché ciò significa costruire su basi solide la crescita esponenziale della Lazio.
In poche parole il presidente Lotito vorrebbe ‘lazializzare’ il calcio e idealmente parlando e possibilmente tutto il sistema Paese, sviluppando progetti, risolvendo problemi concretamente e proponendo idee, individuando percorsi nuovi, costruttivi e alternativi rispetto alla direzione attuale, così come sta facendo alla Lazio da quando ne è diventato oltre a presidente un padre, capitano di una nave un tempo arenata sugli scogli che sta traghettando verso porti sicuri.
Questa secondo me è la vera Lazialità! E scusate se è poco..

Grazie dott.ssa Nastri. È stato un vero piacere.

STEFANO LESTI

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