Lei è Francesca, ha appena finito il turno di lavoro, quello di cuoca presso la mensa del Circolo Didattico situato nel cuore della sua città e adesso sta per avviarsi verso la fermata del tram. 

Ha poco tempo a disposizione, deve prendere i figli all’uscita della loro scuola, dall’altra parte del capoluogo, in periferia.

Strada facendo, organizza mentalmente la cena, facendo riferimento alla “disponibilità” in frigo. 

I gemelli, un maschio e una femmina di otto anni, amano la cucina della mamma e non sempre rimangono soddisfatti del pasto consumato a scuola, spesso infatti, arrivano a casa affamati. 

Francesca corre affannata, non può arrivare in ritardo e dunque non deve perdere il tram, pertanto lungo la via, alla vista di una conoscente chiacchierona, svia indifferente e attraversa il corso per timore di essere fermata.

All’interno del tram trova posto a sedere. È stanca, appoggia il capo alla parete e affida a quell’attimo il riposo desiderato. Gli occhi sono socchiusi e nascosti dalle lenti scure. Nel dondolio del tram trova momentanea quiete e allenta la tensione.

Utimamente le sue giornate, appaiono scandite dai soli doveri e senza neanche accorgersi del tempo trascorso, avverte la sgradevole sensazione di aver consumato la fase più importante della vita, la giovinezza.

In occasione delle imminenti festività del Carnevale, dunque lontana dal lavoro, confida di riposare qualche giorno. 

I gemelli stanno crescendo, in casa non manca il da farsi e il coniuge, sempre più occupato, non è mai disposto ad aiutarla.

La giornata è finita e i pargoli hanno ceduto al sonno. Il loro papà non è ancora rientrato dal lavoro ma Francesca non si dà pena.

Ultimamente si comportano come due estranei e se non litigano non parlano neanche. 

Ha appena finito di stirare la solita “pila” di indumenti e adesso, sdraiata davanti al televisore, si concede esausta un po’ di relax.

Il notiziario della notte riporta le notizie di Wuhan. La città cinese è ancora blindata a causa del virus e inaspettatamente il cronista annuncia che è già arrivato in Italia, a Codogno.

Francesca non dà reale peso alla notizia, fino al ricevimento della “strana” telefonata, effettuata dal responsabile della cooperativa per cui lavora.

Quest’ ultimo infatti, avverte la dipendente del protrarsi della chiusura della scuola a data da definire a causa del “coronavirus”, dunque è esonerata dal presentarsi. 

Francesca comincia ad agitarsi, se non lavora non viene neanche pagata e il marito, un modesto fotografo, lamenta scarse entrate. 

Cosa fare se la situazione dovesse aggravarsi? Lo stipendio percepito dalla donna è di vitale importanza per tutta la famiglia, poiché permette il pagamento delle rate del mutuo e qualche volta esaudisce i piccoli capricci dei gemelli. Se improvvisamente si dovesse interrompere tale rapporto a causa del virus, non verrebbe neanche pagata e alla sola idea Francesca trema.

Da buona cristiana, convinta del potere della preghiera, si rifugia nella fede e allontana i pensieri angoscianti.

Prepara una tisana e la consuma in attesa del marito rimanendo in silenzio.

Sono circa le ventidue quando il capofamiglia rientra dal servizio fotografico effettuato per un anniversario di matrimonio. È parecchio stanco e dice di aver già cenato, dunque fa una doccia e va a letto.  

Francesca anche quella sera ascolta il notiziario, attratta dalle immagini di Codogno, il paese lombardo barricato in quarantena a causa del “covid19”.

Da lì a poco, il governo detterà le restrizioni da fare osservare a tutta la popolazione della penisola,  chiamata al grande sacrificio di vedere crollare ciò che ha costruito negli anni. 

Francesca apprende dal coniuge la chiusura forzata della loro attività. Le scuole non riapriranno e l’anno scolastico proseguirà con le sole lezioni on-line effettuate dai docenti di classe.

Francesca è tesa, sta per finire i pochi soldi messi da parte e nessuno dei colleghi ha ancora percepito le sovvenzioni tanto promesse dallo Stato.

La cassa integrazione “appare prossima”, o almeno così dicono, ma in realtà nessuno la vede accreditata e la disperazione comincia a non essere più sostenibile.

Il marito è sempre più nervoso. I servizi fotografici nuziali, concordati con i futuri sposi, sono stati annullati ed è stato costretto a restituire gli acconti ricevuti.

Non hanno più soldi e non sanno cosa fare, almeno per fare mangiare i figli.

Francesca consiglia al marito di andare in banca per chiedere un prestito che però, purtroppo, non verrà erogato poiché privo delle garanzie necessarie, oltre alla inadempienza di ben due rate di un prestito, a causa di una finanziaria e già segnalato al “CRIF”. 

Francesca è scoraggiata e piange disperata. Sente l’abbandono del suo Dio e smette di pregare. Cerca di distrarsi aiutando i gemelli con i compiti, ma quando i figli chiedono la merenda cede al panico. Non ha più neanche la farina per fare i biscotti e nei negozi non si trova neanche il lievito. 

Il marito intanto appare depresso e trascorre le giornate a letto. Francesca sente di dover fare qualcosa e agisce.  Raccoglie i pochi oggetti preziosi e si reca al “Monte dei Pegni”. 

La coda è lunga, composta e silenziosa. Il volto disperato dei presenti è unanime. Ognuno consegna i propri ricordi e qualcuno è persino costretto a cedere la fede nuziale. 

Francesca ha portato con sé l’anello di fidanzamento, il bracciale lasciatole dalla madre, gli orecchini con le perle e le medagliette dei gemelli ricevute in dono dai parenti.

È triste ma adesso ha i soldi per fare la spesa e dunque si reca al discount. Anche lì la coda è infinita ma lei non cede e si mette in fila. 

Rientra a casa oltre le quattordici, i figli hanno fame e il padre non si è alzato dal letto neanche per ammonire i loro schiamazzi. 

L’uomo sta male, ha mal di testa e appare affannato nel respiro, inoltre lamenta di non distinguere più i sapori delle pietanze. 

Francesca si preoccupa, misura la temperatura corporea del marito e quando vede la linea del mercurio oltrepassare i trentotto gradi, comprende e chiama il medico curante e sotto suo consiglio, segue la procedura per richiedere il tampone.

Sta ore al telefono, la linea è impossibile da prendere e allora decide di chiamare il pronto soccorso. Dice che il marito è cardiopatico e ha urgente bisogno di aiuto.

Poco dopo arriva l’ambulanza e due paramedici, protetti dalle “tute spaziali”, entrano in casa e senza volerlo spaventano i gemelli.

È il mese di Aprile, la quarantena è obbligatoria per tutti.  

Le immagini in televisione raccontano terrore e invitano la popolazione ad avere fiducia. Lo “slogan” del momento viene appeso ai balconi e recita: “andrà tutto bene”.

Nella speranza della popolazione, l’odore di torte salate e deliziose crostate si sprigiona dai vari appartamenti fino a disperdersi lungo le strade ormai vuote e spettralmente silenziose.

Francesca non ha potuto seguire il marito in ospedale e adesso ha paura di non rivederlo più. I gemelli sono terrorizzati e piangono. 

Cala la notte e il buio accentua ancora di più le angosce della donna. Si sente sola, non dorme e la fiducia nella vita le appare fragile come un filo di canapa conteso da forze sconosciute, pronto a spezzarsi.

Suo marito ha il covid, lei e i figli devono osservare l’obbligo di rimanere a casa. Cosa fare dunque? Chi potrebbe aiutarla almeno per la spesa essenziale? 

Non ha nessun parente in città poiché da ragazza lei e il marito, in seguito all’opportunità di migliorare il loro futuro, si trasferiscono dal Molise nella grande città del Nord e lì creano la famiglia andando avanti con enormi sacrifici e rinunce, quelli che li hanno fatti crescere in fretta.  

Francesca rivolge il pensiero ai pochi amici e dunque chiama qualcuno di loro, ma alla notizia delle condizioni economiche peggiori delle sue, rimane in silenzio e non chiede nulla. 

Francesca adesso è disperata, ha appena ricevuto la notizia dall’ospedale che il marito è stato intubato e forse non potrà più vederlo neanche attraverso un tablet. Piange e si dispera.

In quel momento i gemelli stanno parlando con le maestre per la consueta videolezione e lei non presta attenzione a ciò che raccontano.

Nel pomeriggio suonano alla porta, Francesca è perplessa chi potrebbe essere? Va ad aprire e con stupore vede il pianerottolo colmo di sacchetti pieni di ogni bene. Nessuno li accompagna poi scorge un biglietto “andrà tutto bene” segue firma: le maestre della “3C”.

Francesca comprende, chiama i figli e chiede loro cosa hanno riferito alle insegnanti. I bambini dicono di aver detto ” la verità ” e le maestre, a loro insaputa, hanno fatto il resto.

Francesca chiama la rappresentante di classe e attraverso lei ringrazia i docenti dei figli per la grande umanità dimostrata. 

È commossa, abbraccia i figli e insieme ripongono la spesa nella dispensa non più vuota. 

La consapevolezza della grande umanità dimostrata dalle insegnanti dei figli le ha fatto comprendere il potere della “Provvidenza”, quella che arriva inaspettatamente e spesso si esprime dall’amore della gente semplice e sicuramente migliore di tanti altri.

Francesca ha ricevuto la prima rata della cassa integrazione a fine maggio, una settimana prima dell’arrivo del marito salvato dal coronavirus.  

È sola come sempre, tutti dormono e lei riflette.

Non sente di essere  “povera” e non sente di aver perso la dignità nell’affrontare le dure restrizioni economiche a cui è sottoposta. Prova infinita pena verso gli indifferenti, quelli che non riescono ad aiutare il prossimo però dettano leggi. 

Francesca ha nuovamente imparato a pregare …con il cuore.

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