Ayrton Senna non è stato soltanto un pilota di automobilismo, lui era sopratutto un campione nella vita; una di quelle persone che di rado s’incontrano e sono capaci di scaldarti il cuore con uno sguardo o una semplice parola detta anche da chilometri e chilometri di distanza davanti a una telecamera. Le parole che diceva e sopratutto la dolcezza con cui le pronunciava fecero forse più delle vittorie e sconfitte dapprima sognare e poi piangere un intero popolo, il suo popolo, quello carioca, ma non solo quello.

La notizia della sua tragica morte lasciò infatti in silenzio e sgomento tutto il mondo in quel primo di maggio del 1994 in cui la fortuna che per dieci anni l’aveva sempre affiancato e protetto gli voltò le spalle, lasciandolo esanime sulla pista di Imola durante un drammatico Gran Premio di San Marino che già durante le qualifiche del giorno prima aveva visto una vittima tra i piloti.

LA CARRIERA

Ayrton Senna nasce il 31 marzo del 1960 nella città di San Paolo in Brasile da Milton Da Silva e Neide Senna. La sua famiglia era di origine in parte napoletana ed in parte toscana e all’Italia è legata tutta la sua vita.

La sua carriera di pilota è costellata di trionfi, conseguendo nel decennio disputato in Formula Uno un totale di 41 vittorie e 65 pole position; iniziata fin da ragazzo sui kart in Italia proseguì in Inghilterra, dove esordì nel 1981 in Formula Ford 1600, disputando il campionato britannico RAC e il Townsend-Thoresen, vinti entrambi con 12 vittorie, 3 pole e 10 giri veloci su 19 gare.

L’anno seguente passò alla Formula Ford 2000, disputando sia il campionato britannico Pace British sia l’Europeo EFDA: li vinse entrambi con 21 vittorie, 15 pole e 22 giri veloci su 29 gare.

A fine stagione esordì nell’ultima prova del difficile Campionato Britannico di Formula Tre conquistando pole, vittoria e giro più veloce.

Nel 1983 gareggiò nel Campionato Britannico F3 con una Ralt-Toyota del team West Surrey Racing e lo vinse con 12 vittorie, 15 pole e 13 giri veloci su 20 gare. A fine stagione partecipò alla prestigiosa gara internazionale di F3 di Macao nella quale si confrontano tutti i più forti piloti della categoria: partì dalla pole, dominò entrambe le manche e segnò il giro veloce.

È di quest’anno la decisione di adottare il cognome materno Senna, meno comune del Da Silva usato sino all’anno precedente.

Nel corso del 1983 Senna svolse i primi test su vetture di Formula Uno. Dopo aver svolto una giornata di prove alla guida di una Williams FW08C messagli a disposizione da Frank Williams per curiosità personale, partecipò insieme a Martin Brundle e Stefan Bellof a una sessione di prove organizzata dalla McLaren sul circuito di Silverstone, risultando il più veloce dei tre.

Già dal mese di giugno, però, Senna intratteneva stretti contatti con Bernie Ecclestone, patron della Brabham, che aveva individuato nel brasiliano il profilo ideale per sostituire Riccardo Patrese che sarebbe passato all’Alfa Romeo per la stagione successiva. Il suo ingaggio venne, però, bloccato dalla Parmalat, sponsor principale della scuderia, che voleva un pilota italiano come seconda guida.

Senna dovette allora accettare la proposta di Alex Hawkridge della Toleman, che gli offrì un contratto da 100.000 sterline. Esordì quindi in F1 nel 1984 (Gran Premio del Brasile).

L’anno successivo approda dapprima alla Lotus, dove rimase per tre anni dal ’85 al 1988, poi in seguito andò alla Mc Laren-Honda e fu affiancato ad Alain Prost, suo accanito rivale.

Nel 1988, 1990 e 1991 vinse con la scuderia tre titoli di campione del mondo, poi nel 1994 arrivò infine alla Williams, la sua ultima casa automobilistica.

Particolarmente veloce sul giro in qualifica, Senna ha detenuto il record assoluto di pole position dal 1989 al 2006, superato soltanto da Michael Schumacher e Lewis Hamilton, ed è il quinto pilota in classifica per numero di vittorie (41) dietro a Michael Schumacher (91), Lewis Hamilton (75), Sebastian Vettel (52) e Alain Prost (51).

AYRTON E ALAIN PROST

Ayrton Senna per chi non lo conosceva da vicino aveva un carattere schivo ma ciò non gli impediva di essere apprezzato dai suoi colleghi, Alain Prost a parte, il collega alla Mc Laren-Honda con il quale da sempre non aveva buoni rapporti: troppo forte tra loro un naturale spirito di competizione che non poteva unirli come amici ma principalmente farli sentire dei grandi rivali quanto acerrimi avversari. Indimenticabili le loro sfide in pista all’insegna della velocità e la destrezza.

Per approfondire segnalo questa bellissima intervista in cui Prost parla del suo compianto collega:
https://www.eracemotorblog.it/2008/01/03/alain-prost-a-cuore-aperto-su-ayrton-senna.html

OSCURI PRESAGI

Senna come Prost non era uno che stava zitto e pur non amando la polemica fine a se stessa quando c’era da protestare per difendere i suoi colleghi dai pericoli delle piste di allora non si lasciava scappare l’occasione di farsi sentire.

Lo aveva fatto anche il giorno drammatico in cui prima del suo incidente mortale era perito il pilota austriaco Roland Ratzenberger, ucciso solo ventiquattro ore prima dallo schianto della sua Simtek contro il muretto della Tosa, appena trecento metri più in là del Tamburello stesso dove la Jordan di Barrichello alla Variante Bassa aveva letteralmente spiccato il volo nel corso delle prove libere del venerdì.

Ayrton durante la tradizionale riunione pre-gara tra organizzatori e piloti tentò vanamente di dimostrare la scarsa sicurezza del circuito. Il suo fu una sorta di messaggio che purtroppo rimase inascoltato. Un monito che nella sua incredibile sensibilità, quella che lo distingueva e caratterizzava sentiva di dover lanciare.

Nessuno, nemmeno lui stesso, poteva immaginare che all’indomani anche Ayrton Senna di San Paolo del Brasile ci avrebbe lasciato la vita, come avvenuto a Ratzenberger e nel 1970 a Jochen Rindt, che morì durante le prove diventando iridato post mortem.

LA FEDE

Del resto Senna non era uno sprovveduto: la paura di incidenti che l’accompagnava prima e durante ogni gara lo rendeva vigile, ma ancor più pieno di fede in Dio, la sua vera forza, la sua unica difesa e rifugio dai rischi della sua professione che come pochi altri interpretava come una missione da svolgere col cuore e con tutta l’anima oltre che con la mente.

ORGOGLIO CARIOCA

La sua incontenibile gioia dopo aver tagliato -primo brasiliano- il traguardo nel circuito di Interlagos davanti alla sua gente nel 1991 a bordo della Mc-Laren MP4/6 fu per lui la gioia più grande e non soltanto per la sua vittoria in quanto tale, ma perchè questa aveva reso i brasiliani fieri, onorandoli in tutto il mondo per la prima volta nella storia sportiva non più solamente per il calcio.

I carioca sognavano con Ayrton e lo adoravano al punto tale da trattarlo meglio di un re, quasi alla stregua di un santo al quale rivolgere le proprie preghiere e speranze con la certezza di vederle esaudite.

PRIMO MAGGIO 1994

Sono da poco passate le 14 e la Williams FW 16 di Senna va dritta alla curva del Tamburello di Imola a causa della rottura del piantone dello sterzo.

Una lama del braccetto della sospensione, modificata per favorire una maggiore tenuta di strada, penetra all’interno del casco e non gli lascia scampo. Entra nel cervello e lo manda subito in coma profondo.

Ayrton muore poche ore dopo senza aver mai ripreso conoscenza all’ospedale Maggiore di Bologna, dove era stato trasportato a bordo di un elicottero.

I FUNERALI DI UN UOMO SPECIALE

I funerali di Stato in suo onore si svolsero nella sua amata terra a San Paolo, alla presenza di un folla sterminata di fans in lacrime che si commossero anche in tutto il mondo. Indimenticabili resteranno nella nostra comune memoria le immagini degli appassionati brasiliani che ancora oggi continuano a portare fiori, bandiere ed omaggi sulla lapide metallica posta in cima alla collina del cimitero di Morumbi.

Mentre in Italia il 26 aprile 1997 fu eretto in sua memoria un monumento all’interno della curva del Tamburello (poi trasformata in variante), pressappoco nel punto in cui Ayrton ebbe l’incidente mortale.

La statua, alta circa due metri, è un corpo bronzeo che poggia su un prezioso basamento di marmo grigio e pesa quasi 380 chili. Commissionata dal Comune di Imola, proprietario dell’autodromo, e dalla Sagis, la società che all’epoca aveva in gestione l’impianto, l’opera è stata realizzata dallo scultore Stefano Pierotti di Pietrasanta (Lucca).

IL PROCESSO

Successivamente, nel 1997, si aprì il processo sulla morte di Senna, che portò nel 2005 all’assoluzione sia del patron della Scuderia Williams F1 Frank Williams, sia del progettista della vettura Adrian Newey, in tutti i tre gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha invece sentenziato nel medesimo anno, il “non luogo a procedere” per la richiesta di assoluzione rivolta al direttore tecnico del team Patrick Head, in quanto egli, già riconosciuto colpevole di omicidio colposo, non era condannabile essendosi estinto il reato per prescrizione.

Il processo ha consentito di portare alla luce numerose anomalie nell’atteggiamento della Williams e della Federazione, nel caso ad esempio della misteriosa sparizione delle centraline elettroniche della FW16 o nel caso della cancellazione degli ultimi fotogrammi del camera-car di Ayrton.

UN SACRIFICIO NON INUTILE

Dopo il tragico incidente, tutti i circuiti di Formula Uno furono oggetto di controlli e successive revisioni dei tracciati, ove necessarie, per garantire maggior sicurezza ai piloti. La curva del Tamburello, nella fattispecie, fu modificata e, nel tratto centrale, sostituita con una variante.

Furono anche prese misure, sia immediate sia a lungo termine, per aumentare la sicurezza delle vetture e diminuirne le velocità, tanto che dopo l’incidente di Senna per 21 anni non ci sono stati più incidenti mortali in Formula Uno, fino al Gran Premio del Giappone 2014, nel corso del quale Jules Bianchi andò a sbattere contro una gru presente a bordo pista per rimuovere una vettura incidentata. Entrato in coma, il pilota italo-francese è poi deceduto il 18 luglio 2015.

LA FONDAZIONE AYRTON SENNA

Pochi mesi prima della sua morte, Ayrton espresse alla sorella Viviane il desiderio di voler fare qualcosa di concreto per il suo paese, il Brasile; le piccole donazioni anonime che abitualmente faceva non gli bastavano più. Voleva dare un segno tangibile a tutte quelle persone che lo adoravano; un gesto reale e concreto a quelle persone che sono sempre state con lui fino alla fine.

Durante un’intervista Ayrton Senna espresse un suo pensiero sulla condizione economica e sociale del suo paese, il Brasile:

I ricchi non possono vivere su un’isola circondata da un oceano di povertà. Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare a tutti una possibilità.

Questo desiderio quindi si concretizzò pochi mesi dopo la sua morte con la fondazione che porta il suo nome; un ente privato, fondato dalla sorella Viviane Senna, che ha un solo e semplice obiettivo: regalare una possibilità a chi nella vita non ne ha mai avuta una. Alain Prost dopo la morte di Senna cominciò ad aiutare la fondazione.
Stefano Lesti

Sito web ufficiale della fondazione:
https://institutoayrtonsenna.org.br/pt-br.html

Bibliografia

Ayrton Senna, Guidare in pista, 1ª ed., Brescia, La Mille Miglia Editrice, 1991, ISBN 88-85306-02-0.
Pino Casamassima, Storia della Formula 1, Bologna, Calderini Edagricole, 1996, ISBN 88-8219-394-2.
Carlo Cavicchi e Angelo Orsi, Senna vero, 2ª ed., San Lazzaro di Savena, Conti Editore, 1993.
Paolo D’Alessio, Ayrton Senna. La storia e la carriera in 300 immagini, Edizioni Gribaudo, 2008, ISBN 978-88-7906-596-2.
Beppe Donazzan, Darwin Pastorin e Giorgio Lago, Senna vive, Limina Editore, 2004, ISBN 88-88551-58-1.
Christopher Hilton, Ayrton Senna. Il genio della Formula 1, 1ª ed., Vimodrone, Giorgio Nada Editore, 1991, ISBN 88-7911-050-0.
Nicola Santoro, Il caso Ayrton Senna. Tutta la verità sul processo, GoWare, 2014, ISBN 978-88-6797-177-0.
Giorgio Terruzzi, Suite 200. L’ultima notte di Ayrton Senna, Collana Vite inattese, 66th and 2nd, 2014, ISBN 978-88-96538-80-7.
Leo Turrini, Senna. In viaggio con Ayrton., Imprimatur, 2014, ISBN 978-88-6830-112-5.
Fabiano Vandone, Senna & Clark. Due miti a confronto, 1ª ed., Vimodrone, Giorgio Nada Editore, 1995, ISBN 88-7911-147-7.
Marco Evangelisti e Fulvio Solms, Senna e il diluvio. Ricordando Ayrton 10 anni dopo, 1ª ed., Roma, Edizioni La Campanella, 2004, ISBN 88-88519-14-9.

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