“Dire la verità senza offendere nessuno è privilegio dei folli”, così scrisse Erasmo da Rotterdam nel suo saggio “Elogio della follia”, scritto in latino nel 1509 e pubblicato per la prima volta nel 1511.
Per molti, questa affermazione potrebbe sembrare provocatoria, al limite del sarcastico, ma dopo oltre 500 anni, sembra proprio che Erasmo abbia profetato più che scherzato.
Possibile mai, infatti, che nel mondo moderno ad essere ascoltati siano diventati i comici e non coloro nei quali sarebbe naturale avere fiducia, ossia gli intellettuali? 
Scrivi un editoriale e ti accusano di produrre fake news o come minimo di essere presuntuoso, poi vedi Crozza in tivvù che dice la stessa cosa che tu hai scritto e la gente lo applaude e apre gli occhi: come può essere? 
Chi teme la verità e si offende nell’ascoltarla? Ma soprattutto per quale ragione la si teme e ci si offende a seconda di chi la proclama o comunque ce la fa notare? 
Che problema ci ha il genere umano di fronte alla verità e rispetto alla necessità vitale di apprenderla, contemplarla e meditarla per poterla comprendere direttamente dalle parole e gli scritti di chi ne sa di più? 
E quali diffcoltà e ostacoli abbiamo rispetto al dovere civile e umano di ricercare la verità e la comprensione dei fatti ad ogni costo? 
È mai possibile che pensando ad esempio all’omicidio di George Floyd abbiano fatto più breccia nelle menti e nei cuori degli americani le battute di un comico, piuttosto che le parole dei leader politici e religiosi, degli scritti degli intellettuali (scrittori, insegnanti, giornalisti ecc) e degli inginocchiamenti di tanta gente sensibile? 
Com’è possibile? Ma soprattutto, perchè la gente non ha più stima nè fiducia negli intellettuali e nei leader politici? Forse perchè i secondi hanno fin troppo abusato del loro potere e dei loro ruoli per ingrassare loro stessi e chi li finanzia, mentre i primi della loro cultura e conoscenza per fare carriera in barba al proprio dovere etico, morale e civile? 

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