La “superbia” è uno dei sette vizi capitali ed è uno dei peggiori: è quello che ostenta sicurezza e cultura e sminuisce i meriti altrui.
Si contrappone alla temperanza dell’umiltà e si impossessa dell’uomo che nella corruzione del vizio affonda ogni possibile virtù.
Non promuove la crescita morale ma al contrario la distrugge nella presunta e radicata convinzione della propria superiorità e ostenta disprezzo verso gli altri. 
Tale malsana abitudine fu definita da Aristotele come “un abito perfettamente cucito addosso” e aveva ragione!
Nocive azioni che si ripetono costantemente e inclinano il soggetto verso la direzione del vizio, portando l’uomo sempre più lontano dall’essere virtuoso.
Il superbo è una persona innamorata della propria superiorità, vera o presunta, per la quale necessita di un bisogno esagerato di riconoscimento.
Ora, il “singolo superbo” potrebbe anche apparire innocuo nella grande varietà della specie umana, disperdendosi nella moltitudine di essa, ma purtroppo costituisce un grave pericolo quando a determinare il potere è una moltitudine di “superbi” che sottomettono la società stessa ai loro voleri.
Il vizio della “superbia” richiama spesso la malsana abitudine dell'”ingordigia”.
Pertanto il “superbo ingordo” mai sazio, nella convinzione di essere superiore agli altri, mette sé stesso al centro dell’attenzione e pretende di mantenere nel tempo i diritti acquisiti da nobili virtù … Quali?
Quesito che ultimamente si sono posti coloro che aspettano ancora l’euro dalla cassa integrazione, i tanti disoccupati che in assenza di lavoro bivaccano anziché vivere dignitosamente e anche quelli che si recano alla Caritas per avere il vitto giornaliero destinato ai propri cari.
Ed ecco che la loro precaria condizione, alla notizia del “vitalizio” appena rinnovato ai meritevoli virtuosi, con l’approvazione al Senato e in fase di discussione alla Camera, fomenta rabbia e sempre più smarrimento.
E dunque viene spontaneo chiedersi quale degna virtù ha mai potuto elargire alla nostra società una ex spogliarellista per meritare un cospicuo vitalizio alla faccia di chi raccoglie i pomodori sotto il sole cocente ed è pure sottopagato!
I nomi dei “virtuosi” sarebbero tanti come le contraddizioni dei partiti che hanno rappresentato tali soggetti con assoluta convinzione del merito.
Ricordo ancora chi lottava per i diritti essenziali dei lavoratori ma con addosso il maglioncino di prezioso cashmere. 
O chi con superbia,  gridava “Roma ladrona” e inneggiava allo Stato federale, compromettendo le lotte di chi aveva fatto l’Italia unita e contestualmente intensificava con l’odio la frattura fra Nord e Sud, per poi scoprire la miseria virtuosa di tale soggetto, avido di potere e denaro.
E del “superbo ingordo” che alla domanda del giornalista sui vitalizi, consigliava di “farsi i fatti suoi” ne vogliamo parlare?  O… continuiamo a ridere alle imitazioni fatte da Crozza a proposito del ridicolo soggetto?
E mentre nella risata generale allontaniamo l’attenzione di una società allo sbando, la “superbia” avanza sempre più e nell’ingordigia spudorata firma la decadenza di un intero Stato.   

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