Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l’anima in fiamme.
Henry Charles Bukowski

Buongiorno amici lettori!

Oggi è una giornata particolare, mi sento felice… felice, felice, felice come poche volte mi capita durante l’anno. Siete curiosi di sapere il perché? Beh, ho intervistato Alessio Cuffaro e oggi più che mai ho capito cosa cerco davvero nella vita: voglio imparare, scoprire, sentire le emozioni di chi stimo e condividerle con chiunque.

Leggete quest’intervista, datemi retta: sarete anche voi sazi di felicità.

Chi è Alessio Cuffaro? Parlaci di te come persona. Dove vivi, che cosa fai, che cosa ami, le tue passioni.

Vivo a Torino, sono palermitano, scrivo, insegno scrittura alla Scuola Holden, dirigo insieme ad altri soci la casa editrice Autori Riuniti, sui social mi occupo di divulgazione letteraria e infine da quasi un quarto di secolo dirigo Nogravity99, la mia webagency. Adoro il mare e ancora mi chiedo come da ragazzo io abbia potuto allontanarmene. Mi piacciono i libri, i film, le serie tv. Ma più in generale mi piacciono le cose che scelgo, detesto che qualcosa mi accada per caso e non amo le sorprese, anche se positive.

Alessio Cuffaro Scrittore, una frase che fa vibrare i sensi a tutti quelli che ambiscono a pubblicare un libro. Che effetto fa essere letti e avere dei fan?

È una grande gioia, ma non per la ragione che molti credono. Farsi conoscere è odioso e impervio, si fa di gran lunga più fatica a promuovere un libro che a scriverlo, non è quella la gioia dello scrivere. Il vero premio è sapere che altri sono entrati in connessione diretta con te, con le tue parole, quindi con la tua parte migliore e più vera. È in assoluto la forma più intima di relazione con un estraneo che possa capitare di avere. Più intima del sesso.

Cosa ti ha spinto a scrivere?

La mia passione per la scrittura nasce sin da piccolo. Ricordo di aver scritto il primo racconto in quarta elementare. Illeggibile, come è ovvio che siano tutte le cose scritte più per amore del gesto che per dire davvero qualcosa. Ma non è importante, la cosa che per me ha contato davvero è stata scegliere la parola come strumento d’elezione per la comprensione del mondo. Le parole di un amico mi sono più care dei suoi abbracci. Se guardo un film io vedo la sceneggiatura. Poi, certo, col tempo, con lo studio, ho imparato ad apprezzare la fotografia, il montaggio, ma non c’è verso che un film scritto male e girato da Dio possa interessarmi. La parola scritta è la regina di tutte le arti. Perché è diretta, perché è pura. Non ci sono i sensi, gli occhi servono solo a interpretare un codice, l’alfabeto, il resto, come dicevo prima, è una connessione diretta, uno a uno, tra lo scrittore e il lettore. Io vivo davvero solo in quella connessione diretta. Quella che ho lasciato fin qui sulle pagine è l’unica manifestazione sincera di me, l’unica degna di nota. Il resto è maschera, è reputazione, efficienza, seduzione, quelli sì, sono mezzi per perpetrare la finzione.

Chi sono i protagonisti di Nessuna ragione al mondo?

Sono Andrea e Sergio, due ragazzi che si incontrano da adolescenti, diventano grandi amici, si perdono a vent’anni e poi si ritrovano da adulti. Il romanzo parte da una scena in cui Andrea vede alla tv il volto di Sergio che viene dato come persona scomparsa, ma il sottopancia riporta un altro nome. Da qui parte l’indagine di Andrea alla ricerca di una ragione (una ragione al mondo) per cui il vecchio amico viveva sotto impostura con un falso nome ed è poi scomparso. A questa ricerca si affianca una ricerca nella memoria: il ricordo della loro amicizia da giovani.

Il ruolo delle donne nel tuo romanzo.

Le donne hanno un ruolo fondamentale nel romanzo. Sono guide, ostacoli, mete per Andrea e Sergio. Aurora è il personaggio femminile più importante, potremmo definirla comprimaria; dipinge, disegna, è interamente tatuata nella Palermo dei primi anni ’90. Aurora è la seduzione, ma è anche la “messa a terra” di Andrea e Sergio, che altrimenti non riuscirebbero a concretizzare nulla.

Quali scrittori ti hanno ispirato? Di quali ti sei innamorato e non ne faresti a meno?

Per questo romanzo in particolare l’ispirazione più forte è stato Pirandello. Il romanzo ragiona intorno all’identità, alla reputazione, impossibile per qualunque scrittore al mondo non riferirsi a Pirandello su queste tematiche. Poi i miei numi tutelari sono davvero tanti: Celine, Melville, Fitzgerald, Calvino, Roth, Capote, Marquez potrei andare avanti a lungo. La letteratura è un ecosistema, se si ha tempo e fortuna, in una vita si dovrebbe cercare di esplorarne quanto più possibile. Se si scrive bisogna cercare di capire in che modo contribuire al quadro più grande, in che misura la nostra scrittura si integra con quella di tutti i grandi che ci hanno preceduto.

Hai un sogno nel cassetto?

Adattare un mio romanzo per il cinema o per una serie tv. Ci sono andato molto vicino col primo romanzo: “La distrazione di Dio”. Chissà che non capiti con questo.

Hai già pensato al prossimo libro?

Sì, ma non ne parlo nemmeno sotto tortura, e mai dovrebbe farlo chi scrive. È fondamentale che ci sia una fase in cui il rapporto tra l’autore e l’opera in corso sia totalmente esclusivo. Il mondo avrà tempo di plasmare il romanzo nelle stesure successive, il libro è un’opera collettiva, anche se non sembra; ma allo stadio aurorale no, lì a mio avviso si deve restare soli e puri con la pagina bianca, la nostra tastiera preferita e un bicchiere di qualcosa che ci aiuti a liberarci dalle tensioni del giorno.


Cosa speri per il futuro?

Come diceva Richard Yates “non voglio più fama o successo, voglio solo più lettori”. Il romanzo è molto attuale, perché attuale è la tematica dell’identità nell’era che viviamo. Vorrei che tanti lettori ragionassero insieme a me, tramite le mie pagine e i miei personaggi, su questo tema.

Un tuo consiglio per gli aspiranti scrittori!

Non descrivete le emozioni o gli stati d’animo. Non rubate al lettore il gioco. Leggere è dedurre le emozioni e gli stati d’animo dei personaggi dai loro gesti, dai dialoghi, dalle loro scelte. Non è venire informati dall’autore sul modo corretto di interpretare la trama. Non rubate tempo di vita al lettore descrivendo minuziosamente ambienti, oggetti o decori che il lettore ha già visto mille volte prima di aprire il vostro libro. Non siete più bravi perché avete scritto tante pagine. In letteratura le dimensioni non contano. Imponetevi di avere qualcosa da dire prima di cominciare a scrivere. Siate sinceri, non preoccupatevi mai di cosa penseranno parenti e amici delle vostre trame, ricordatevi che la pagina mira a durare più di loro: ha una balistica diversa. Rileggete i dialoghi e asciugateli, loro sanno il perché.

Alessio Cuffaro mi ha molto colpita. Ho avuto modo leggere quest’opera un po’ di tempo fa e devo ammettere che averlo finalmente intervistato, mi ha resa una persona migliore.

Grazie Alessio… ci vedremo presto in piazza San Carlo per un caffè e un pasticcino allo zabaione. Paghi tu?

Michela Tanfoglio

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