Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l’anima in fiamme.
Henry Charles Bukowski

Buon venerdì, cari amici!

Oggi voglio farvi conoscere uno scrittore pluri-premiato!
Il suo nome è Dario Neron e nei suoi romanzi mette in scena la parabola puritana della sporca coscienza, o forse, solo l’ipocrisia che si annida nella socità. Vittime e carnefici si fondono insieme per creare scenari metropolitani decadenti, che rispecchiano l’animo dei personaggi che ruotano all’interno delle sue storie. Una penna innovativa, una voce narrante forte, in grado di ricreare, in un mondo immaginario, le oscure realtà che nascondiamo dentro noi stessi.

Ecco a voi Dario Neron, Frank e Franco Toro – l’uomo più bello del mondo.

Dario Neron, un nome che ha fatto molto parlare di sé. Parlaci di te come persona. Dove vivi, che cosa fai, che cosa ami, le tue passioni.

Ciao a tutti. Sono Dario Neron, vivo in Svizzera, più precisamente nella parte tedescofona, dove lavoro come architetto paesaggista. Amo una birra fresca alla sera dopo il lavoro e girare con la mia Guzzi.

Doctor Reset è il tuo primo romanzo, un’opera fra l’altro pluri-premiata. L’anno scorso, in piena pandemia, esce Franco toro – L’uomo più bello del mondo (Castelvecchi Editore), un romanzo ben congeniato, ambientato in una città, che per certi versi ricorda l’ambientazione del primo.

Esatto. L’ambientazione in una megalopoli anonima è stata voluta, in Doctor Reset, come pure in Franco Toro, per dare l’impressione che si tratti di una storia possibile in tutte le parti del mondo.

Parliamo di Franco Toro… il tuo nuovo protagonista. Ce lo vuoi descrivere?

Franco è il bello e dannato. Un uomo d’una bellezza fuori dal comune, carismatico, intelligente e forte. È un personaggio però molto ambiguo, che con tutte le fortune avute nella vita, ha scelto un percorso della minor resistenza, quello di vendere il proprio corpo. Qui si riconosce la dicotomia del personaggio, nella profonda coscienza di sé stesso e dei propri errori, senza voler impiegare la propria forza di volontà per correggerli o evitare i suoi demoni.

Al di sopra della morale, conserva comunque una sua morale, potremmo dire così. Lo vediamo nel rapporto con Pettirosso e con la sorella Maria.

Certamente. È la morale dell’assassino di professione o quella del poliziotto che uccide il criminale. Franco si è creato un mondo su misura, definendo per sé cosa sia giusto e cosa sbagliato. Schiavo dei soldi da un lato, non guarda in faccia nessuno per ottenerli. Dall’altro, un lato umano potente, anche se timido, nei rapporti con chi ama e stima, proteggendoli da quel male di cui lui è fautore.

I tuoi protagonisti rappresentano e incarnano, in taluni casi, gli istinti più bassi dell’uomo. Chi o che cosa ti ha ispirato nel descrivere i rapporti intrafamiliari di Franco Toro e allo stesso tempo i rapporti con le persone con le quali si rapporta?

Lavorando da molti anni negli ambienti del lusso, in un paese più che benestante, non sono dovuto andare lontano.

Franco Toro è una parabola del falso moralismo?

Più che del falso moralismo, direi della generale ipocrisia di cui è diventata vittima la società. Tutto è lecito affinché serva i propri vizi, quando gli altri si appropriano degli stessi mezzi, si attivano sanzioni.

Il rapporto del protagonista con le donne.

Bella domanda. Ho temuto a lungo che il romanzo potesse venire criticato come machista, visto l’argomento. Sono poi però state molte donne blogger e giornaliste a farmi ricredere. Franco nei termini del suo mestiere moralmente dubbioso, è qualcuno che offre un servizio. Un servizio per quelle donne stanche e stufe di non avere gli stessi diritti come gli uomini, tra i quali conta pure il sesso a pagamento senza lo stigma sociale. Franco ama tutte le donne. Porta loro il rispetto di uno scambio di interessi o quello profondo dell’amicizia e dell’amore, ad esempio con Pettirosso o Eva.

Iscrizione come al Premio Campiello: immagino sia stata una grande emozione! Come la vivi e come la vivono le persone che credono in Franco Toro e nella tua penna?

Certo, è stato un momento emozionante ma pure divertente. Sono consapevole della mia “misura” e di dove questa mi possa portare. Diciamo che mi sento come uno sportivo keniano che concorre a una discesa di sci alpino a Cortina d’Ampezzo…

Scrittore italo-svizzero: pro e contro.

Come pro sicuramente la stabilità finanziaria legata al mio lavoro in un paese fortunato. Come contro la lontananza fisica dal paese nel quale scrivo. Con gli anni si è sviluppato il problema “né di qua, né di là”, che richiede uno sforzo maggiore per poter conseguire i propri obbiettivi.

Hai già pensato al prossimo libro?

Sì, ci sto lavorando a rilento. La pandemia ha avuto un effetto inaspettato, ossia quello di privarmi delle piccole ispirazioni, raccolte ad esempio in un bar alla sera o in un ristorante.

Cosa speri per il futuro? Te la senti di dare qualche consiglio alle donne?

Di uscire dalla pandemia senza troppi disagi e di poter continuare a scrivere con un editore che crede nei miei scritti. Consigli alle donne? Smetterla di cercare attenzioni mediatiche nella tematica dell’uguaglianza e continuare la battaglia sul campo aperto. In molte ce la fanno grazie alla costanza e alla qualità del proprio lavoro. Tu ne sei un perfetto esempio, Michi.

Michela Tanfoglio

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