Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l’anima in fiamme. Henry Charles Bukowski

Cari amici,
puntuale come una sveglia, sono tornata con una scrittrice, che grazie alla sua immaginazione e cultura storica, crea romanzi appassionanti: Maria Elisabetta Giudici.

Betta Giudici, è architetto, ma la sua passione è sempre stata scrivere, e non ha sbagliato a farlo. Non si contano i premi nazionali e internazionali vinti dall’autrice, che è stata definita una delle “penne storiche” più seguita d’Italia.

Acuta, colta e irriverente, Betta Giudici è riuscita a incantare il suo pubblico per le nozioni storiche che si fondono a uno stile a tratti barocco, ma superlativo. Quest’anno, inoltre, la scrittrice è entrata nella prestigiosa #selezionecampiello, uno dei premi più importanti in Italia e nel mondo.

Bando alle chiacchiere ed entriamo subito nel vivo di questa intervista, che ci racconterà di storia ottocentesca, di illuminismo e di femminismo, di realtà e fantasia… che proprio fantasia non è!

Chi è Betta Giudici? Parlaci di te come persona. Dove vivi, che cosa fai, che cosa ami, le tue passioni.

In questo momento sono tre cose: un architetto, una locandiera, ho un resort che gestisco e scrivo romanzi. Vivo in campagna, nel Parco Nazionale di Abruzzo Lazio e Molise con marito, figlia e tre meravigliosi cani. Mi piacerebbe essere molte altre cose e chissà, magari un giorno alle mie tre attività ne aggiungerò qualcuna. La mia vera passione da sempre è il cinema e sogno una trasposizione cinematografica di uno dei miei romanzi. Chissà, potrebbe anche succedere…

IL RE DI CARTA è il tuo romanzo d’esordio. Avevi scritto altro, prima? Saggi, racconti, brevi interventi?

No. Mai scritto nulla prima di allora. Il re di carta è stata una sorpresa anche per me. E mi sono talmente divertita che sto continuando.

Come è nato questo romanzo? Chi o che cosa ti ha offerto lo spunto? Fatti di cronaca? Oppure hai incontrato nella tua vita qualcuno dei personaggi ed hai deciso di dargli vita letteraria?

Il RE DI CARTA è nato da un sogno fatto molti anni fa. L’anno scorso mentre tentavo di ricostruirne la trama ho iniziato a scrivere e sono andata avanti fino a farne una storia compiuta. Rileggendola mi sono accorta che era un romanzo vero e proprio.

Chi è lo scrittore? Uno che crea personaggi e li dirige, oppure uno che incontra per caso un personaggio e lo segue?

Per quanto mi riguarda lo scrittore è un architetto, che come tale parte da un’idea, la progetta nella struttura e poi ne studia i dettagli. I personaggi sono creati e condotti per mano. Soprattutto nel romanzo storico, che è il mio caso, i personaggi sono immaginari ma possibili, per i quali è necessario studiarne la coerenza storica.

I tuoi protagonisti viaggiano sempre tra il 1800 e il 1900, rappresentano e incarnano gli istinti più bassi dell’uomo. Perché? Chi o che cosa ti ha ispirato nel descrivere questi personaggi?

Questo è un periodo storico affascinante, avventuroso e drammatico. Il 1800 e il 1900 sono due secoli pieni di fermenti e innovazioni. L’800 trae la sua genesi della Rivoluzione francese, vede nascere il Principio di Nazionalità, realizzato in molti processi di unificazione. Vede sorgere il Liberalismo, il Romanticismo, l’Idealismo tedesco, il Risorgimento. Il ‘900 è il secolo delle due guerre mondiali, della Rivoluzione russa, della Bomba atomica, del collo del muro di Berlino, del tentativo di unificazione europea e della nascita e diffusione delle macchine pensanti, i computer. C’è così tanto da scoprire in questi due secoli che anche il mio prossimo romanzo parlerà di ‘800.

Il ruolo delle donne nel tuo romanzo.

Grazie per questa domanda perché è quella a cui tengo di più. Il mio primo romanzo ha come protagonista la ricerca delle proprie radici incarnata da Margherita, americana di origine italiana che torna nei luoghi da cui partirono i suoi nonni a metà ‘800.

Nel secondo romanzo la vera protagonista è la passione ed è rappresentata da tre donne, Immacolata, Giuseppina, Laskarina. Tre donne diverse ma con una cosa in comune: un destino segnato dalla passione come unica ragione di vita. Tre vite e tre passioni diverse, tre storie che sembrano non avere nulla a che fare con le altre, tranne che per una cosa: sono tre storie di donne, donne diverse, ma donne. La prima avvelenata dalla rabbia per il tradimento, la seconda sublimata dall’istinto rivoluzionario, la terza benedetta dalla volontà di riuscire.

Una donna è la storia del suo sangue, di una coscienza, delle sue lotte interiori, della volontà di uscire dallo stato di inferiorità e costrizione. Ogni donna è la storia di un’utopia e della sua libertà. Immacolata sceglie la morte per liberarsi da un dolore insopportabile. Il fallimento spegne in Giuseppina l’ardore rivoluzionario e rimarrà imprigionata dai rimorsi.
Laskarina perderà la battaglia contro l’ineluttabilità della Storia. Ma tutte e tre affronteranno la vita con la forza della passione.

Al giorno d’oggi, gli adolescenti vengono allevati in famiglia, ma dis/educati dai social. Nella grande maggioranza dei casi, purtroppo! Sei d’accordo?

Sì, sono d’accordo. Non solo dai social, ma dalla velocità che ormai ci impone la nostra società. È molto difficile che i giovani riescano a soffermarsi su un qualcosa che dia loro il tempo di maturare dei pensieri. È necessario trovare un antidoto al culto dei click di cui siamo ormai tutti vittime consapevoli.

È necessario rallentare i ritmi, trovare spazi che ci consentono di guardarci e di guardare tutto ciò che in quest’epoca così veloce non riusciamo più a vedere. Procedere con lentezza dà l’impressione di sprecare tempo, ma non è così perché quella parte di “tempo perso” viene messa sul futuro. Bisognerebbe prendere esempio dai tempi dell’agricoltura: si dissoda un terreno, lo si semina e si aspettano i frutti. Ecco, bisognerebbe investire sul tempo sospeso.

Anche la tecnologia sfrenata isola le persone, le rende impedite e refrattarie alla comunicazione, accentua l’insofferenza verso gli altri. Sbaglio?

Hai ragione. Bisogna alzarsi dai nostri computer, dalle nostre automobili che oramai camminano da sole. Riscopriamo il valore dell’aria, del sole e del mare, del leggere, del parlare. La tecnologia lasciamola al mondo del lavoro, perché lì è davvero utile.

Quali autori ti hanno incantato? Di quali ti sei innamorata e non ne faresti a meno?

Francisco Cloane, Isabel Allende, Fernando Pessoa, Alvaro Mutis, Hermann Hesse, Thomas Mann.

Hai un sogno nel cassetto?

Vedere al cinema un mio romanzo.

Hai già pensato al prossimo libro?

Il mio prossimo libro è finito ed è in fase di edizione. Spero di vederlo presto in libreria. Questa volta è una spy story ambientata tra Russia, Italia e Asia Centrale a metà ‘800.

Cosa speri per il futuro?

Beh, di questi tempi è inevitabile sperare di uscire dall’incubo del Covid, poi spero di continuare a scrivere sempre meglio per arrivare a creare il romanzo del secolo! Scherzo! In realtà mi basta poter continuare a raccontare i dialoghi tra la mia immaginazione e la realtà.

MICHELA TANFOGLIO

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