Sono figlia di quella generazione nata a cavallo della tragedia, di un padre e di una madre prodighi nel raccontarmi cosa fu detto loro; nipote di una donna mai stanca di narrarmi la storia della Seconda guerra mondiale e le mostruosità celate al popolo del tempo. La stessa nonna che la sera, prima di addormentarmi, mi spiegava la paura tra echi di allarmi antiaerei e il vuoto improvviso lasciato dagli scomparsi.

Sono una lettrice, che ancora resta sgomenta di fronte all’orrore espresso in litri di inchiostro e chili di carta.
Oggi si celebra la Giornata della Memoria e vorrei citare solo tre cose. Perché restino, perché l’informazione è importante.

Italia. Lo Stato.

Gli articoli 1 e 2 della legge 20 luglio 2000 n. 211 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria:

«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere».

Shemà Israel. Preghiera ebraica tratta dal libro del Deuteronomio.

Traduzione del testo dello Shemà Israel, forse una delle più sentite della liturgia ebraica, che viene recitata al mattino e alla sera.

“Ascolta Israele il Signore è nostro Dio. Il Signore è uno.
Benedetto il Suo nome glorioso per sempre.
E amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze. E metterai queste parole che Io, (cioè Dio), ti comando oggi, nel tuo cuore, e le insegnerai ai tuoi figli, pronunciandole quando riposi in casa, quando cammini per la strada, quando ti addormenti e quando ti alzi. E le legherai al tuo braccio, e le userai come separatore tra i tuoi occhi, e le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte (della città).
E sarà, se ascoltate i Miei comandamenti, che oggi vi do, di amare il vostro Dio e di onorarlo con tutto il vostro cuore, con tutta la vostra anima e con tutte le vostre forze, (allora) vi darò rugiada per le vostre terre, pioggia primaverile ed estiva, così raccoglierete le vostre granaglie, il vostro vino ed il vostro olio, e darò erba per il tuo bestiame, e mangerete e sarete soddisfatti.
Ma guardatevi dall’aprire i vostri cuori a rivolgersi al culto di altri dei, e di adorarli, perché (allora) l’ira di Dio sarà contro di voi, e chiuderà il cielo, e non ci sarà rugiada, e la terra non darà il suo prodotto, e passerete (sarete estinti) rapidamente dalla buona terra che Dio vi ha dato. E (quindi) mettete queste parole sulle vostre mani e tra i vostri occhi, e insegnatele ai vostri figli, e pronunciatele quando riposate nelle vostre case, quando camminate per strada, quando vi addormentate e quando vi alzate, e scrivetele sugli stipiti delle vostre case e sulle vostre porte. Così saranno moltiplicati i vostri giorni ed i giorni dei vostri figli nella terra che Dio promise ai vostri padri di dare loro, per tanto quanto durano i giorni del cielo sulla terra.
E D-o disse a Mosè: dì ai figli di Israele di fare d’ora in poi delle frange agli angoli dei loro vestiti, e vi sia un filo azzurro in ognuna di queste frange. Questi saranno i vostri zizzit, e guardandoli ricorderete i precetti divini, e li osserverete, e non seguirete (i vezzi del) vostro cuore e (le immagini dei) vostri occhi, che vi fanno deviare seguendoli. Così ricorderete e osserverete tutti i precetti, e sarete santi per il vostro D-o. Io sono il Signore D-o vostro, che vi ha fatto uscire dalla terra di Egitto per essere il vostro D-o, Io sono il Signore vostro D-o”.

Fonte: Comunità Ebraica di Roma – Lunario 5770

Shemà Isreael

Shema Yisrael, Adonai Eloheinu,
shema Yisrael, Adonai echad.
Ve’ahavta et Adonai, bekhol, kevod echad, bekhol nafshekha, me’odekha,
Adonai echad.
Adonai echad, shema, shema Yisrael, shema Yisrael, Adonai,
Adonai echad.
Shema Adonai, echad Adonai, echad.
Shema Yisrael, Adonai Eloheinu, shema Yisrael,
Adonai echad.

Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti, che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.

Deuteronomio 6: 4-9

L'”inno”, che accompagnò il dolore.

Gam Gam è una canzone scritta da Elie Botbol che riprende il quarto versetto del testo ebraico del Salmo 23.
Il testo viene tradizionalmente cantato dagli ebrei durante lo Shabbat, ovvero del “giorno di riposo” che per gli Ebrei è il sabato. La canzone è diventata anche un simbolo, uno degli “inni” più toccanti della shoah che riguardò più di un milione e mezzo di bambini uccisi dai nazisti, cantata da scolaresche nel Giorno della Memoria.

Gam Gam Gam Ki Elekh
Be Beghe Tzalmavet
Lo Lo Lo Ira Ra
Ki Atta Immadì
Šihiivtekha umišantekhà
Hema yenakhamuni

Anche se andassi
nella valle oscura
non temerei alcun male,
perché Tu sei sempre con me;
Perché Tu sei il mio bastone, il mio supporto,
Con Te io mi sento tranquillo.

Olocausto significa “sacrificio supremo”, o meglio, significa anche questo.
Questo termine non lo ritengo del tutto corretto, perché non fu un sacrificio.
“In realtà gli antichi facevano un sacrificio di bovini agli dèi, chiamandolo, appunto, olocausto. Ma nella parola non è implicito il concetto di sacrificio, bensì di distruzione totale” (prof.ssa Eugenia Brocchetti). Se mi attengo all’idea di “sacrificio”, preferisco utilizzare il termine genocidio.
Questo è il mio misero pensiero e ringrazio la professoressa Eugenia Brocchetti per avermi dato modo di ragionare su questo termine.

#pernondimenticaremai #giornatadellamemoria #27gennaiogiornatadellamemoria

Per non dimenticare. Per sapere qualcosa di più.

Michela Tanfoglio
info@editreal.it
www.editreal.it

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