Negli ultimi due anni ognuno di noi ha dovuto lottare per contrastare la paura e affidarla alla speranza; abbiamo espiato il dolore attraverso la preghiera e nascosto le preoccupazioni attraverso finti sorrisi, affondando nella monotonia degli eventi sempre uguali e dannosi per le nostre menti.

E ci siamo mostrati forti, nonostante le lacrime soffocate, smettendo persino di dare peso alle situazioni che in realtà ci hanno permesso di andare a fondo.

Senza più lamentarci, come se avessimo preso l’abitudine a non stare più bene, a non aspettarci niente da nessuno e nel silenzio sottomesso alla rassegnazione abbiamo smesso persino di esultare dinnanzi a uno spiraglio pallido di luce.

Due anni di tempesta hanno modificato i nostri pensieri, le nostre abitudini e le nostre famiglie e oggi ci ritroviamo più fragili, smarriti e persino cambiati.

Durante la pandemia mente, cervello e corpo non erano più in sintonia e ognuno di noi aveva quasi occultato le proprie emozioni per non recare danno all’altro, permettendo all’anima di logorarsi ogni giorno.

Nessuno di noi è rimasto indenne dal produrre alti livelli di “cortisolo” permettendo alla dannosa ansia di avanzare a svantaggio delle normali abilità funzionali e della comunicazione sociale, ritrovandoci isolati e vittime delle nostre stesse angosce.

I nostri ragazzi sono stati chiusi per più di un anno, nello spazio individuale della propria camera. Sono stati privati dei lunghi corridoi scolastici, degli amici, gli amori e le passioni.

La “generazione Covid” ha dovuto condividere paure ed emozioni attraverso lo schermo di un computer: troppo giovani per essere considerati adulti e non sufficientemente indipendenti per dare loro il giusto credito atto a rappresentare un nuovo problema sociale e in molti hanno ceduto al logorio dell’incertezza e sono affondati nelle paure che non racconteranno mai a nessuno fino a quando qualcuno lo scoprirà senza bisogno di parole perché ne custodirà dentro uno uguale.

Due anni di vita vissuti come spettatori in attesa del finale e l’auspicio di una nuova ripartenza purtroppo ancora lontana dall’essere inaugurata a causa della follia umana di un soggetto che incita alla guerra per soli scopi utilitaristici.

Il pensiero appare fermo, statico, lontano dall’evoluzione necessaria a dare nuovo senso alla vita e nello stesso tempo tutto attorno a noi si muove, degenera e si complica.

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