Maria Elisabetta Giudici, nella foto accanto a Michela Tanfoglio ceo #Editreal, agente letterario e organizzatrice di BukRomance con Emilio Brancadoro è un’autrice acuta, colta e irriverente, a volte polemica ma sempre per giuste cause. Nella sua carriera, sebbene appena agli inizi è già riuscita a incantare il suo pubblico per le nozioni storiche dei suoi racconti che si fondono a uno stile a tratti barocco, ma superlativo. Scrivere è infatti la sua passione principale e non ha sbagliato a farlo, tanto è che non si contano i premi nazionali e internazionali vinti dall’autrice.

Sebbene si auto definisca con molta umiltà priva di falsa modestia una “neofita”, pubblica libri da quattro anni ma è una delle penne storiche più apprezzate d’Italia ed è architetto. Si, architetto con la “o”. 

Infatti non storpierò l’italiano scritto e parlato modificando la fine del pronome con la lettera “a”: “architetta”… perchè sarebbe un atto assai ipocrita da parte mia, oltre che molto più offensivo per una donna di quei politici uomini e donne che giocando con le parole per soddisfare i benpensanti fanno finta di ignorare che i reali diritti delle donne sono ben altri e più concreti di una vocale. 

Diritti che peggio ancora costoro non hanno saputo fino ad ora produrre e approvare in via legislativa, ergo conseguire e soddisfare.    

Parlando con lei per ore ne ho potuto conoscere, apprezzare e soprattutto ammirare diversi aspetti umani prim’ancora che di scrittrice pluripremiata in patria e all’estero nonché tra i finalisti del Premio Campiello 2021. 

Ciao Betta (Betta solo per gli amici), piacere di incontrarti. A te la prima parola per sciogliere il ghiaccio e metterti a tuo agio senza condizionarti con le mie domande.

“Ciao Stefano, molte grazie. Già mi sei simpatico perchè mi piace molto questo tipo approccio che anche ritengo originale nonché accogliente.

Dunque, vediamo. Non ti parlerò di primo acchito del mio nuovo romanzo, ma ti dico subito che vorrei approfittare di questa intervista per invitare le persone a leggere, a leggere certo i miei libri e i libri in generale, ma qualunque cosa.

Infatti leggere amplia oltre alla conoscenza la mente, scuotendola dall’appiattimento di cui tutti oramai siamo vittime tra mass media televisivi e i social che riguardo i giovani stanno provocando danni pesanti che gravano e graveranno in futuro sempre di più, in primis la perdita dell’attenzione unita con quella assai peggiore della memoria.

Infatti guai a perderla poiché si resta rinchiusi in un circolo tutt’altro che virtuoso che ci conduce a rischiare di cadere e ricadere più e più volte negli stessi errori senza via di uscita.

E poi vorrei parlarti a tal proposito della difficoltà che paradossalmente stiamo noi autori vivendo nell’era della comunicazione e dei social riguardo la promozione letteraria.

I vecchi metodi sono ormai superati ed è diventato difficile raggiungere i lettori, che sono il motivo per cui scrivo, oltre al piacere di viaggiare che mi ha spinta a scrivere romanzi storici.

Viaggiare è una cosa molto importante per me ma in generale perchè da una parte vincola al movimento, agli spostamenti che ritengo necessari nella vita delle persone, specialmente per suscitare emozioni vive, sempre nuove e coinvolgenti. 

Bisogna alzarci dai nostri computer e dalle nostre automobili che oramai camminano pure da sole. Riscopriamo il valore dell’aria, del sole e del mare, del leggere, del parlare, torniamo a muoverci!

Mentre dall’altra perchè è un qualcosa che per chi non può farlo ha a che fare con lo stimolo e la soddisfazione sia della creatività che della fantasia, la fantasia del possibile e dell’impossibile. Emilio Salgari non aveva mai messo piede in Malesia eppure con la fantasia gli era talmente familiare da essere riuscito a raccontarla a intere generazioni che ne rimasero affascinate. Compresa la mia.” 

Io stesso sono cresciuto col mito di Mompracem e Sandokan, al quale con barba e capelli lunghi anche assomiglio… 

“Ah ah ah È vero… Anche tu hai gli occhi della tigre… della Malesia”

Una tigre un po’ imbiancata, ma più che altro un tigrotto nell’anima. Ma come diceva qualcuno: lasciam perdere! 

“Io amo il cinema e sono convinta che parola e le immagini in movimento, dunque il dinamismo sia un binomio perfetto dal quale derivare formule vincenti per favorire il nostro lavoro ma soprattutto provocare la curiosità nei lettori e nel contempo imprimergli nella memoria la conoscenza, il sapere, la fantasia. Per l’appunto l’immaginazione del possibile.” 

Parliamo adesso della tua passione per il romanzo storico. I protagonisti dei tuoi romanzi… viaggiano sempre tra il 1800 e il 1900, rappresentano e incarnano gli istinti più bassi dell’uomo. Perché? Chi o che cosa ti ha ispirato nel descrivere questi personaggi?

“Questo è un periodo storico affascinante, avventuroso e drammatico. Il 1800 e il 1900 sono due secoli pieni di fermenti e innovazioni. L’800 trae la sua genesi della Rivoluzione francese, vede nascere il Principio di Nazionalità, realizzato in molti processi di unificazione. Vede sorgere il Liberalismo, il Romanticismo, l’Idealismo tedesco, il Risorgimento. Il ‘900 è il secolo delle due guerre mondiali, della Rivoluzione russa, della Bomba atomica, del collo del muro di Berlino, del tentativo di unificazione europea e della nascita e diffusione delle macchine pensanti, i computer. 

C’è così tanto da scoprire in questi due secoli che ho continuato a parlarne anche in questo nuovo racconto che auspico sia apprezzato soprattutto dai giovani che purtroppo sono come dicevo prima diseducati dai social e non solo, quanto dalla velocità che ormai ci impone la nostra società. È molto difficile che i giovani riescano a soffermarsi su un qualcosa che dia loro il tempo di maturare dei pensieri. 

È necessario trovare un antidoto al culto dei click di cui siamo ormai tutti vittime consapevoli. È necessario rallentare i ritmi, trovare spazi che ci consentono di guardarci e di guardare tutto ciò che in quest’epoca così veloce non riusciamo più a vedere. Procedere con lentezza dà l’impressione di sprecare tempo, ma non è così perché quella parte di “tempo perso” viene messa sul futuro. Bisognerebbe prendere esempio dai tempi dell’agricoltura: si dissoda un terreno, lo si semina e si aspettano i frutti. Ecco, bisognerebbe investire sul tempo sospeso.

La tecnologia lasciamola al mondo del lavoro, perché lì è davvero utile, compreso nel nostro di autori: un tempo dovevamo trascorrere ore e ore nelle biblioteche e alla ricerca di documenti d’archivio. Mentre oggi sei coadiuvato anche dai motori di ricerca che ad esempio durante il lockdown ho letteralmente mandato spesso in tilt durante la stesura del libro.”

Cambiamo argomento Betta. Io sostengo che occorrerebbe insegnare e reinsegnare sia ai ragazzi che a tutti il valore della storia, intesa come salvavita più che per mero valore puramente estetico. Tutto quel che è accaduto nella storia del mondo ci insegna a non ripetere gli errori ma contestualmente a porvi rimedio. Sei d’accordo? 

“Beh certo. A scuola ci facevano imparare le date e altre nozioni rendendola noiosa, tediante e facendocela percepire come inutile: niente di più sbagliato! Sapere la storia equivale a una carta geografica munita di coordinate e soprattutto di bussole: sai da dove sei partito, dove ti trovi e dove andrai e quindi potrai andare, viaggiare, vivere senza timore di smarrirti. E anche qualora ti perdessi, avrai sempre il punto esatto in cui ti trovi. E non è cosa da poco di questi tempi in cui il futuro fa paura e il presente atterrisce.”

Per concludere una intervista che credimi, prolungherei all’infinito, chi è uno scrittore? È ancora utile al mondo oppure li possiamo rottamare, smaltire come roba vecchia, datata? 

“Per quanto mi riguarda lo scrittore è un architetto, che come tale parte da un’idea, la progetta nella struttura e poi ne studia i dettagli. I personaggi sono creati e condotti per mano. Soprattutto nel romanzo storico, che è il mio caso, i personaggi sono immaginari ma possibili, per i quali è necessario studiarne la coerenza storica. Pertanto uno scrittore è anche una banca dati… tanto per tornare al tema web, ma di più è uno che pensa, ragiona, analizza e mette ordine al caos apparente tutt’altro che calmo come l’omonimo film di Nanni Moretti ma agitato.

Perle di saggezza gente! Che dire oltre? Leggete di tutto amiche e amici ma se volete provare a comprendere le cose, leggete i romanzi di Elisabetta Maria Giudici. Io l’ho fatto e continuerò a farlo e come primo risultato davanti all’ombra rassicurante del suo gigantesco cospetto non mi sono vergognato dei miei limiti che tramite le sue esperienze e i suoi slanci, i suoi libri so che potrò migliorare studiando e viaggiando, scrivendo e ricordando, analizzando e immaginando. Si, immaginando il possibile e l’impossibile. Come lei umilmente insegna!      

“Posso dire una ultima cosa?”

Puoi dire qualunque cosa Betta, anche due, tre… Sono tutt’orecchi.  

“Per chi non mi conosce io sono tre cose: un architetto, una locandiera, ho un resort che gestisco e scrivo romanzi. Vivo in campagna, nel Parco Nazionale di Abruzzo Lazio e Molise con marito, figlia e tre meravigliosi cani. Tuttavia guardo al futuro e mi piacerebbe essere molte altre cose e chissà, magari un giorno alle mie tre attività ne aggiungerò qualcuna. La mia vera passione da sempre è il cinema e sogno una trasposizione cinematografica di uno dei miei romanzi. Chissà, potrebbe anche succedere…”

E allora incrociamo le dita e chissà se guardando la luna di stasera, in questa bellissima notte romana la sua luce non ti porterà fortuna. E che la Provvidenza… provveda in tal senso! St.les

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