Di Stefano Lesti – Non invidio affatto i ragazzi di oggi: generazione senza vento e palle, priva di educazione e cultura al pari di slanci e speranze, piante essiccate senza radici nè valori umanistici e alti ideali.

La loro massima forma di protesta, di ribellione e forma di autodifesa li limita all’autodistruzione, all’estraniarsi dalla vita politica e sociale, oltre al restare al di fuori da una società italiana che sempre più anziana e priva di stimoli e di entusiasmi sta provocando e assistendo passivamente al proprio inevitabile declino.

Parlo di un disagio enorme espresso in diverse forme di disperazione che vanno dal suicidio al bullismo alla violenza verso gli altri e sopratutto le donne, i migranti, gli omossessuali, i senza tetto e in genere contro le minoranze.

Dall’individualismo al relativismo che hanno portato apatia e menefreghismo personale e assoluto verso tutto ciò che accade al di fuori del proprio piccolo e arido mondo interiore allo scatafascio generale il passo è stato più breve di quanto non si pensi.

Vent’anni fa, nell’immediato post “tangentopoli” bisognava ricostruire l’Italia dalle macerie e la nostra protesta giovanile la esprimevamo con l’azione politica spinta dalla fame e dalla sete di conquistarci con sacrificio, lavoro e lealtà spazi che ci venivano negati dagli anziani e dai burocrati che erano abbarbicati ai loro posti e privilegi.

La convivenza e la coabitazione tra generazioni tanto differenti non era possibile, come a dire illudersi di provare a rattoppare un abito ormai lacero e logoro anche sulle cuciture, e per noi “ragazzini” non vi era possibilità di poter incidere in termini migliorativi nei mutamenti dell’Italia partecipando in prima persona alla sua costruzione.

Ma noi non mollavamo, io non ho mollato mai e come canta Vasco: “Sono ancora qua” a combattere pure per te con le mie armi, pensieri e parole che diventano progetti che pian piano continuo a realizzare per sostenere il mio Paese e con esso una Europa altrettanto bisognosa quando oggi miserabile.

Certo, i tempi odierni sono diversi ma ahi noi ad essere simili sono rimaste le criticità che vedono i distruttori e i loro passati sostenitori stare annidati in Parlamento essenzialmente intenti a non voler lasciare il posto alle nuove generazioni di cui abbiamo bisogno per rinnovare ogni ambito della società italiana che scopriamo ogni giorno che passa stare diventando più barbara che incivile.

Ciò che rispetto ad allora è addirittura peggiorato è che i nostri maestri erano migliori e assai diversi da quelli di oggi: senza dire nulla sulla differenza tra i giudici martiri di Stato Falcone e Borsellino contrapposti ai Previti e ai Berlusconi (…) noi innanzitutto imparavamo dai nostri genitori e dai nostri nonni che nella vita qualcosa di buono per noi e per il Paese hanno indubbiamente combinato.

Persone di cuore, carattere, buon senso e buona volontà che avevano e tutt’ora hanno pieno merito e capacità di insegnarci a vivere e sopratutto a pensare e a lavorare non per noi stessi, ma nel contesto del bene comune e il progresso dell’Italia per la quale libertà e sviluppo hanno perduto in guerra padri, madri, fratelli, parenti e amici insieme a ogni altra cosa di materiale.

Senza contare quei giovani che oggi poveracci preferiscono andare a lavorare e vivere all’estero e lungi da me voler generalizzare, mi chiedo cosa stiano facendo i genitori di oggi per educare i propri figli ai veri valori che per me sono sempre gli stessi: Dio, famiglia, patria, amicizia, onestà e legalità.

Dove sono finiti gli statisti e i grandi maestri di vita che un tempo noi ragazzini e ragazzi prendevamo ad esempio? Quali esempi positivi in famiglia e nella società seguono oggi i ragazzi e le ragazze?

Ve ne sono ancora di buoni esempi in giro? Se ci sono, dove stanno, cosa fanno? Perché non partecipano alla Buona battaglia? Hanno forse mollato tutti? Dove andremo e anche loro stessi andranno a finire considerando che il male vince quando il bene tace e si volta dall’altra parte?

Ai giovani di oggi stiamo insegnando soltanto ad essere infelici, carenti di affetti e di curiosità, ma anche ad essere scarsi di fiducia verso sé stessi e gli altri, oltre che a mancarsi di rispetto. Non ce ne rendiamo conto? Com’è possibile?

Con i nostri esempi negativi gli stiamo togliendo addirittura quello spirito di intraprendenza e di coraggio proprio dei giovani che a noi ha permesso di inoltrarci in sfide considerate apparentemente impossibili senza le quali un giovane diventa senile e passivo, invecchiando chiuso e isolato dal mondo reale fino a diventare apatico dentro al cuore e all’anima dall’età più tenera, quella in cui si dovrebbe sognare e provare a diventare il nuovo Einstein, o sant’Agostino e Pasteur, o per dirne una su tutte la nuova Eleanor Roosevelt o Rigoberta Menchù, e non piuttosto ambire a ricalcare le orme dei Corona, delle Minetti, delle Belen, delle Boldrini, delle Boschi o dei Renzi qualunque, così come fanno oggi buona parte dei “figli” di Erasmus e della De Filippi.. O no?

SL

Immagine: Nicole Minetti, ex consigliere alla regione Lombardia – Leggo

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