Le vittime del Covid19 ci sono e negarlo è da irresponsabili, ma purtroppo, alla pandemia, combattuta più o meno dal mondo intero per debellare il virus e arginarne gli effetti, si sovrappongono altre preoccupanti patologie, comprese in primis quelle oncologiche.

Queste ultime, quasi oscurate dall’emergenza del momento, stanno incentivando un alto rischio di mortalità, dovuta dal fatto che ultimamente la prevenzione non è più scrupolosamente osservata a causa delle lunghe restrizioni negli ospedali la cui priorità è data alla lotta al virus.

È recente la notizia che a Nuoro, quattrocento malati oncologici si sono dovuti incatenare davanti al nosocomio della città per manifestare dissenso alla decisione di chiudere il reparto chemioterapico in favore di quello per il Covid19.

Non è infatti un mistero che ad esempio la diagnosi precoce si sta rivelando difficile da portare avanti nonostante in alcune patologie risulta di primaria utilità: basti pensare al tumore della mammella o del colon.

Molti italiani però hanno rinunciato volontariamente al consueto screening per paura di recarsi negli ospedali considerati centri di diffusione del virus, oltre ad essere scoraggiati dall’assurdo iter da intraprendere per le prenotazioni e le lunghe code a cui si è sottoposti.

La prima fase del lockdown e il successivo procrastinarsi di indagini radiologiche, biopsie e interventi chirurgici, dilazionati appunto a causa della mancanza dei posti letto in terapia intensiva, considerati invece necessari al procedere dei suddetti interventi, ha determinato una maggiore incidenza dei casi.

Pertanto il quadro sanitario oncologico, risulta essere preoccupante in relazione all’aumento considerevole dei pazienti in assenza della giusta prevenzione non potuta osservare adeguatamente.

Mi chiedo… perché? Il virus ha forse messo in secondo piano le altre patologie? I medici e il personale sanitario non sono sufficienti? Le strutture ospedaliere a disposizione, ancora meno?

Certo, sarebbe auspicabile destinare una parte delle risorse del “Recovery Fund” al settore dell’oncologia e non solo, poiché se la prospettiva di debellare il virus del Covid19 è affidata a un prossimo vaccino, ciò appare ancora lontano per il settore oncologico e per tutti coloro affetti da altre gravi patologie.

Eppure ogni giorno la lista dei decessi per cancro e malattie cardiache, non solo non vengono pubblicate, ma passano quasi nell’indifferenza generale.

Già ad aprile tutti sapevano che il virus sarebbe tornato più aggressivo, pertanto non si può non avvertire sgomento rimanendo all’ascolto dei politici, dinnanzi alla loro impreparazione, spesso arrogante, nel fronteggiare la nuova emergenza.

È certo che più di qualcosa non ha funzionato nella macchina organizzativa del governo, ed è evidente che gli effetti malsani continuano a essere subiti dai cittadini a scapito di altre patologie che inesorabilmente avanzano e mietono sofferenze e vittime.

L’intera comunità nazionale è stata resa ancora più debole dal sistema governativo, che anziché procedere coeso con tutti gli altri esponenti del governo stesso e delle regioni, continua a imporre i provvedimenti affossando persino la democrazia.

Da più parti si urla anche che “l’avvocato del popolo” continua a gestire la pandemia a suon di Dpcm, accusandolo di scavalcare il Parlamento senza ricercare nè trovare accordo corrisposto con l’opposizione: ma è realmente così che stanno le cose?

E intanto che ci si interroga, si muore nell’auspicio di una tempestiva riorganizzazione delle attività sanitarie accessibili a tutti per non compromettere la diagnosi di altre malattie ad alto impatto.

Non rimane allora che affidarci alle sagge parole di Sant’Agostino, quando scrisse che “…la speranza ha due bellissime figlie: rabbia e coraggio”; rabbia per come stanno andando le cose e coraggio per cambiarle.

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