La causa principale del decadimento della nostra società, a mio avviso, si riscontra nel  fallimento della morale. I falsi modelli autorizzati ad avanzare sono gli unici responsabili del degrado culturale.

Veri padroni della “scena” che ripiegano, incredibilmente, con la virulenza arrogante dell’io esasperato da finte e improvvisate “capacità”, quelle di cui si avvalgono per distorcere ad alcune genuine essenze, il sano concetto del libero pensiero fino a sporcarlo e investirlo del reato peggiore nella costruzione di “mostri”.

Mostri utili solo a immolare vittime nel solo plauso dell’immediato riscatto, desideroso di approdare a banali “glorie”, in cui, persino la bellezza perde il naturale valore, appare artefatta e valida all’ esibizione con un solo “codice di accesso”.

L’egocentrismo conclamato, sconfina, annullando le nobili convinzioni della buona educazione e avalla la finzione, fino a mettere a tacere la paura dell’anonimato, definito “delirante”.

Si è perso il valore dell’umiltà e della sana discrezione capace di custodire la vera essenza e qualche volta, persino a migliorarla!

“Vips” creati in una sola notte, espongono le loro beghe personali, gridate platealmente all’interno dei cosiddetti “programmi spazzatura” che inchiodano lo spettatore annoiato e agiscono per soddisfare la curiosità malsana di costoro, allontanandoli dalla capacità del pensiero costruttivo per essere sottomettessi alla mercé dell’omologazione e della demenzialità assoluta costituita da pettegolezzi e stupidi atteggiamenti da imitare.

L’offerta banale domina, contagia, decreta l’audience dello “spettacolo” e allontana dalla vera cultura, dai veri modelli.

Tutto ciò non potrebbe mai accadere se si assistesse maggiormente a rappresentazioni teatrali, giusto per citare a caso una delle tante manifestazioni culturali da divulgare a cui attingere per migliorare la conoscenza altresì soffocata e sostituita volontariamente da progetti dissennati, la cui unica finalità è quella di sottomettere lo spettatore all’ideologia della superficialità assoluta, intesa come “leggerezza” con l’arrogante pretesa di essere definita “moda e libero stile di vita”.

Programmi che costringono i giovani sottilmente, all’ emulazione di “artisti”, lontani anni luce dalla vera arte, con esempi di maleducazione e pessimo gusto, votati alla sola egolatria malata. 

Persino la pubblicità moderna di alcuni prodotti, a mio avviso, avrebbe bisogno di un serio ravvedimento educativo per restituire necessaria dignità ai desideri della società.

Non si tratta di essere “bigotti” bensì di non rimanere incollati all’ignoranza del cattivo gusto a cui invece abbiamo consegnato lo scettro del “comando” delle nostre vite, vantando ipocritamente una originalità che in realtà nasconde insicurezza e tanta invincibile solitudine nella pia illusione di sentirsi “liberi”.

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