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Articolo 9 della Costituzione Italiana

Buongiorno cari amici!

Qualche anno fa, mentre gironzolavo tra i banchi di un mercatino delle pulci, acquistai per pochi euro un libro scritto dal filosofo e scrittore Anacleto Verrecchia dal titolo Lettere Mercuriali, pubblicato da Fogola e uscito di produzione ormai da molto tempo. Già mi sembra di sentirvi bisbigliare: la Tanfoglio è diventata matta, ci parla di libri e non di librai… ma questo preambolo è doveroso nei confronti di chi legge le mie interviste, ma anche nei miei, in quanto il paragone, ve lo posso garantire, cade a fagiolo.

Va bene, ho capito, la faccio breve.

Lettere Mercuriali è un romanzo epistolare di natura fantastica; il dio Giove, che secondo Verrecchia vive in un punto imprecisato della Galassia, perde di nuovo la pazienza. Erano millenni che non capitava, ma da un po’ di tempo, odori nauseabondi e molesti esserini di natura non precisata continuano a disturbare il suo dolce far niente. Al che, accecato dalla rabbia, chiama a rapporto Mercurio e gli impone di tornare sulla Terra a vedere che diavolo – si fa per dire – stia accadendo a quel pianeta, abbandonato tanti secoli prima a causa dei suoi insopportabili abitanti. Mercurio, con i piedi alati, si convince che quella di Giove sia una buona idea e dato che non ha molto da fare, una mattina parte per la missione.

Una volta posati i piedi per terra, però, si ritrova di fronte a uno scenario apocalittico: la terra è malata e il morbo si chiama “genere umano”. Bombe atomiche, migliaia di religioni, lingue incomprensibili, fabbriche fumanti, malattie mai viste e mari e fiumi inquinati. Per ogni Paese che visita, scrive una lettera a Giove dove racconta tutto ciò che vede, sente e scopre.

Ma… qualcosa di buono c’è sempre e non continuo nella mia semi-sinossi in quanto spero che un giorno qualcuno pubblichi nuovamente Lettere Mercuriali e che anche voi possiate leggerlo. Ecco, io mi sento un po’ Mercurio (non un dio, sia chiaro, ma una specie di lettrice vagabonda) in giro per l’Italia, alla ricerca di qualcosa che mi ridia la speranza e, data la mia passione, la speranza la ritrovo puntualmente nei libri e quindi nei librai.

Come è capitato a Mercurio nelle avventure verrecchiane (termine coniato da me, spero che la Crusca non me ne voglia) e viste le restrizioni, anche io mi sono fermata in Piemonte, e dopo la Libreria Bardotto, la Libreria La Corte e la Libreria Arethusa, eccomi atterrare con le mie scarpette alate a Chieri, una graziosa cittadina a trenta chilometri da Torino, un posto magnifico dove all’interno del centro storico possiamo sentire ancora il profumo del Medioevo ed è proprio lì, tra le vie dello shopping, che troviamo la Libreria della Torre, realtà conosciuta dalla sottoscritta qualche anno fa grazie allo scrittore Carlo F. De Filippis. Elena e Giorgia, le proprietarie, sono due ragazze gentili, intraprendenti e preparate, ma soprattutto due donne coraggiose, che hanno saputo reinventarsi quando ce n’è stato bisogno.

Volete conoscerle? Sì? Allora iniziamo con le domande!

Buongiorno ragazze! Parlateci di voi: chi siete e come è nata la vostra attività.

Siamo Elena Ronco e Giorgia Meneguz e abbiamo aperto la Libreria della Torre a marzo del 2005, ormai più di quindici anni fa, proprio sotto l’ultima Torre medioevale rimasta integra in città. La libreria si trova in pieno centro storico ed è frequentata da una clientela affezionatasi negli anni che ha piacere di entrare, gironzolare, chiacchierare e scambiarsi opinioni sui libri. I nostri clienti spesso diventano amici.

Essere librai nel 2020: quali difficoltà avete incontrato in questo strano 2020?

Il 2020 è stato un anno strano: la vita del negozio è stata stravolta e con la chiusura ci siamo dovute reinventare, consegnando libri in tutto il territorio, trasformando la libreria in un magazzino e modificando il nostro modo di lavorare, ma con la riapertura le cose sono andate meglio del previsto. Probabilmente i nostri clienti affezionati si sono stretti intorno a noi e delle vendite non possiamo proprio lamentarci. Non crediamo che il Covid abbia fatto sì che sia aumentato il numero dei lettori: i lettori abituali, avendo più tempo a disposizione, leggono di più.
Abbiamo venduto molti romanzi: c’è voglia di evasione, infatti solitamente vendiamo un maggior numero di saggi.

Come vi ponete nei confronti della lettura digitale?

Per quanto riguarda il digitale, questo è un nostro limite: a noi piace il libro cartaceo, nessuna di noi legge su e-reader, e anche per quanto riguarda il mondo social non siamo molto brave, ma ci rendiamo conto che è necessario adeguarsi e stiamo cercando di migliorare!

Essere librai nel 2020: quali difficoltà avete incontrato in questo strano 2020?

Pensiamo che immergersi in un buon libro sia un modo sano piacevole e tutto sommato economico per ritagliarsi del tempo proprio, riempiendolo sia di storie divertenti che di strumenti per pensare. Qui in libreria abbiamo sempre ospitato molti eventi con autori locali, ma anche con qualche ospite di rilevanza nazionale. Purtroppo, nel 2020 tutto si è fermato e al momento non stiamo pensando ad alcuna programmazione, perché lo abbiamo fatto alcune volte e poi abbiamo dovuto rinunciare. Nei prossimi mesi ci penseremo. Nella scelta del catalogo per noi pesano sicuramente i dati di vendita degli anni passati, la conoscenza dei nostri clienti e i nostri gusti.

Cosa sono le rese? E perché molte pubblicazioni non arrivano negli scaffali di tutte le librerie.

Cosa sono le rese? Le rese sono libri invenduti che periodicamente ogni libreria restituisce al fornitore. Sono uno strumento indispensabile al giorno d’oggi… consideriamo che in Italia escono qualcosa come 150 libri ogni giorno dell’anno. Una scelta accurata dei libri è assolutamente indispensabile e le rese sono uno strumento fondamentale per la sopravvivenza di una libreria: dei 150 libri al giorno che escono molti non arrivano sugli scaffali: l’anello intermedio è la distribuzione/promozione che non tutti gli editori possono permettersi, e di conseguenza la presenza in libreria talvolta è casuale.

Se ci fosse la possibilità di mandare un messaggio al ministro della Cultura, cosa gli direste o cosa vorreste chiedergli?

Se potessi fare una domanda al ministro della cultura in realtà gliene farei due: la prima sicuramente sarebbe quella di chiedere un maggiore investimento nelle scuole, perché soltanto da lì si può pensare di far nascere l’amore per la lettura. Le famiglie dei lettori reali sono troppo poche affinché possano diffondere il vizio! La seconda cosa che chiederei a tutela delle librerie come la nostra sarebbe di lavorare affinché i grandi colossi del Web che vendono i libri pagassero le stesse tasse dei negozi fisici.

Idee chiare, dunque! Queste ragazze godono di tutta la mia stima. Se passate da Chieri, fermatevi a chiacchierare con Giorgia e Elena: parola di lettrice!

LIBRERIA DELLA TORRE

Via Vittorio Emanuele II, 34 – 10023 Chieri

Tel: 011.9416300

A mercoledì prossimo con La voce dei Librai.

MICHELA TANFOGLIO

                                                                                                 

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