Stefano Lesti

Dopo questi ultimi mesi di limbo creato ad arte dai partiti e dai politici per dividerci e mantenere i propri posti bisogna ripartire da domani e con realismo e pragmatismo, impegno e come insegna la Regina, spirito d’ironia nel considerare che non “andrà tutto bene” ma al contrario di male in peggio.

Come fare, credimi, non è più difficile del primo dopoguerra, quando tra il ’48 e i primi dei ’50 furono pensate e applicate dagli statisti e padri costitituenti leggi adeguate a tutela e garanzia della crescita e dello sviluppo delle comunità che a loro volta hanno favorito la crescita dei singoli, unitamente ad un rinnovato quanto necessario riscoperto spirito di amicizia e in qualche modo di fratellanza che unendo il Paese a differenza della politica, l’economia e i mass media moderni, fecero si che il boom economico contribuisse a rinnovare i cuori degli italiani abbattuti dalla guerra e tornati a battere all’unisono sebbene col falso mito del consumismo.

Una furbata imposta dagli americani che ad ogni modo diede nel bene e nel male la spinta agli individui dando nuova linfa e vita alle famiglie, nuclei compositi ed eterogenei che tornando a sperare e a darsi da fare con generosità facendoci nascere o rinascere dobbiamo tornare ad emulare e a ricomporre, cominciando ex-novo a considerare il nostro vicino, il prossimo e finanche il lontano come nonni, padri, madri, fratelli e sorelle nostre per poter poi tutti insieme ciascuno per la propria parte ricostruire le nostre vite e di conseguenza, per forza d’inerzia il Paese sulle macerie sulle quali oggi sembriamo vagare come fantasmi nostalgici della perduta esistenza in assenza totale di bravi maestri e buoni pastori, governanti e rappresentanti istituzionali credibili e rispettabili da ascoltare e seguire.

Ma chi ne ha bisogno? Siamo uomini e donne e non pecore e caproni! O no? SL

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