Michela Tanfoglio


Febe Giorgi, al secolo Valentina Sagnibene, è una scrittrice prodigio e di talento assoluto; infatti nonostante la giovane età, trent’anni, ha pubblicato ben nove romanzi a partire da quando ne aveva ventuno, nel 2013 con case editrici importanti. 

Vincitrice della menzione al merito al Premio Scaramuzza 2021 con “Storia di ragazzi difettosi” e semifinalista quest’anno al Premio Bancarellino con “Con o senza di noi” lavora tra cinema e televisione come free lance, e fin da prima delle elementari aveva la passione per la lettura; dopo il liceo con indirizzo in Scienze Sociali e una laurea triennale in Linguaggi dei Media ha scoperto e coltivato l’amore per il cinema e la tv, conseguendo anche un master in Sceneggiatura e Produzione per fiction e cinema dell’Università Cattolica di Milano.

L’ho intervistata a margine della presentazione al Buk Romance della sua ultima opera: “Libera la tua voce”, edito da DeA.

Ciao Valentina. Ti confesso che la mia stima e apprezzamento per te mi condizionano non poco, pertanto non voglio porti domande, ma ascoltarti lasciando… libera la tua voce, così come recita il titolo del tuo romanzo.

Ti ringrazio Michela, ma che imbarazzo… non me l’aspettavo. Tuttavia per te che sei così gentile, accogliente e simpatica lo supererò con molto piacere!

Con questo romanzo ho voluto parlare dell’importanza di riuscire a prendere una posizione, a schierarsi per le cose in cui crediamo e vogliamo ottenere nella vita, rivolgendomi come mia tradizione sia ai ragazzi che ai giovani adulti, ma anche ai loro genitori. Infatti è una storia di amicizia e contestualmente di una famiglia come tante altre che senza consapevolezza nè cattiveria lasciano dei segni che spesso restano incancellabili sui figli adolescenti e pre adolescenti che sono alla ricerca di una identità propria in divenire.

Le due protagoniste sono Vera e Luna, due ragazze profondamente diverse ma che in realtà troveranno nei momenti più difficili del loro percorso insieme un supporto reciproco l’una nell’altra.
Vera ha un rapporto profondo ma complicato col padre data la sua malattia che lo rende fragile, tanto da suscitarle una sorta di senso di vergogna.
Un aspetto che la caratterizza, condizionandola in modo indelebile. Lei dice sempre di si e non dice mai quello che pensa per timore di deludere gli altri ed è molto legata ai suoi migliori amici di una vita, Giada e Brando. Affronta un momento cruciale quando inizia a capire che loro nonostante il legame che si protrae da dodici anni stanno per prendere strade diverse col rischio di restare sola senza più punti di riferimento, senza più colonne alle quali appoggiarsi. Ma il timore che l’attanaglia le deriva dalla sua percezione di non meritarsi altre amicizie. 
I dubbi di Vera sono simili a quelli di tanti ragazzi che a un certo punto si rendono conto di dover imparare a lasciare andare sia le persone che li fanno stare bene che quelli che al contrario li fanno stare male per inseguire ciascuno i propri sogni e aspirazioni, istinti e flussi vitali, dapprima ricercando e trovando, e poi liberando ognuno la sua propria, unica e inimitabile voce.

Luna entra nella sua vita portando nella classe da lei frequentata un segreto, un passato misterioso. Un incidente occorso a un suo compagno di classe quando ambedue frequentavano un’altra scuola, Patrick, che si ferisce a una gamba cadendo in una piscina vuota durante una sera in cui erano da soli. Vera e i nuovi compagni l’accolgono cercando di comprendere il fatto e la persona ma lei, al suo esatto opposto è una ragazza chiusa e introversa, dura e scontrosa ma soprattutto senza peli sulla lingua.
Luna è la sua alter ego perchè rispetto a Vera ha una voce e sa farla sentire molto chiaramente anche a rischio di rischiare di perdere amicizie vere o false che fossero.

Con questo libro spero di dare voce e infondere coraggio ai ragazzi che si approcciano a cambiamenti naturali che da una parte sono condizionati da retaggi e stereotipi culturali, ambientali e familiari, mentre dall’altra sono ancora piu spesso aggravati da paure, soprattutto quella di non sentirsi pronti a crescere, a diventare grandi.
Ma mi rivolgo anche a quei genitori che non si rendono forse conto dei danni che gli possono procurare magari per amore e per un senso di protezione che blocca i figli più sensibili o quelli meno adattabili di altri a mutamenti repentini. 
Compreso di quei ragazzi che dotati al contrario di personalità forti, provano a imprigionare e irregimentare, tenendoli in una sorta di piattume che se da un lato tranquillizza mamma e papà, dall’altro possono tarpare le ali a chi sta per schiuderle per imparare a usarle, provocando la loro rabbia che talvolta inespressa o comunque inesprimibile rischia di sfociare in violenza sia contro altri che contro se stessi.”

Grazie Valentina. Complimenti, in bocca al lupo per il tuo romanzo e lunga vita al lupo!

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