Cosa si può dire di Maria Masella che non sia stato già detto e scritto? Di lei parlano soprattutto le opere e ancora di più il successo strepitoso delle vendite dei suoi libri: cifre importanti specialmente in un Paese come il nostro dove non brilliamo come lettori.

E così quando l’ho incontrata al BukRomance – Il Festival della letteratura romance di Roma, giunto alla seconda edizione, abbiamo convenuto insieme all’autrice di superare la classica intervista promozionale per dare spazio a una lezione vera e propria tenuta da lei stessa sull’arte di scrittrice di gialli e romanzi rosa della quale è maestra assoluta.

E io umile scriba silente e divinato al suo gigantesco cospetto ascoltavo la sua lectio magistralis senza porle domande o interromperla per aggiungere considerazioni e commenti.

Del resto non dico una novità quando affermo e ripeto di detestare non poco quei colleghi giornalisti che interrompono di continuo gli interlocutori ergendosi a star senza fare tra l’altro domande del secolo, dimenticandosi oltre alla deontologia che le vere stelle sono ben altri, ossia le controparti che come nel caso di una scrittrice di successo come Maria Masella mi ha concesso bontà sua il privilegio assoluto di parlarci e di trascorrere assieme oltre una mezz’ora del suo preziosissimo tempo.

MARIA MASELLA:

“Le mie opere sono divise principalmente in due filoni: il romance storico e contemporaneo e il giallo o come si voglia chiamarlo: noir, thriller, ai quali generi lavoro contestualmente perché non riesco a dedicarmi a un solo libro per volta, anche perché se per molti anni scrivevo un giallo e un romance l’anno, poi i gialli sono diventati più fitti e sono diventati due ogni anno. Ma al di là dei generi e dei non generi, come ad esempio “Tracce di Ada”, c’è qualcosa di comune in tutti.

Premettendo che non si può piacere a tutti e che questo sia un dogma vero e proprio, vedi Miss Universo che non suscita la medesima e assoluta ammirazione in tutti gli uomini e le donne, ci sono alcune caratteristiche e requisiti di fondo che a mio parere devono valere in qualunque storia o fiction che si intenda scrivere.

PRIMO REQUISITO, LA LINGUA
In primis la lingua, e intendo dire non soltanto corretta in modo scolastico, canonico, ma che sia soprattutto adeguata al genere.

Un linguaggio che naturalmente non può essere lo stesso tra il romanzo storico e contemporaneo e il giallo. Per esempio parliamo di una banalità: nel romanzo storico dirò “fare l’amore” mentre nel noir dovrò usare altri sinonimi, considerando che anche la costruzione dei racconti che deve necessariamente essere diversa.

Il romance esige per sua natura un linguaggio un po’ più disteso e ricco di dettagli perchè chi lo legge vuole vedersi e ritrovarsi in un mondo, mentre nei gialli devi essere più incisiva; devi dare un ritmo più vorticoso e incalzante, utilizzando spesso termini legali, mentre inserisco dettagli soltanto se il lettore li nota stupendosi dell’importanza degli stessi quando ha finito di leggere il libro. Altrimenti non li metto.

E il mio metodo di lavoro in tal senso si applica ed esplica tramite infinite revisioni in cui do una grandissima attenzione all’uso della lingua.

SECONDO REQUISITO, I PERSONAGGI 
Quando parlo con lettori accaniti, forti, gli pongo una domanda ben precisa: “Cosa ti resta in memoria anni dopo che hai letto un romanzo che ti è piaciuto?” E nove volte su dieci mi rispondono: “I personaggi, perché leggiamo per vivere vite!”. E pertanto il personaggio ne è il tramite.

“Noi -mi dicono a proposito di gialli- non siamo affamati di pizzi, merletti e balli, nè assetati di modi contorti e stravaganti di uccidere perchè ci interessa il movente.”, mentre nel romance interessa di più scoprire perché proprio quei due si sono innamorati, chi erano prima di incontrarsi e dopo che succederà.

Dunque occorre saper entrare dentro le persone.

TERZO REQUISITO, LA STRUTTURA E LA COSTRUZIONE 
Bisogna scrivere una storia che sia ben strutturata e non sbilanciata, perché è chiaro che nel romance c’è un altissimo benché apparente livello di prevedibilità: sappiamo infatti fin dall’inizio che i due protagonisti finiranno col vivere un grande amore, ma consapevoli da parte di chi scrive e chi legge che il tutto non dovrà avere alcunché di meccanico, di banale e scontato: sono il perché e il come a interessare e non soltanto cosa, dove e quando come per le cronache giornalistiche.

Nel corso del racconto che narra del loro percorso i due dovranno ad esempio cambiare, togliendo più che dando punti di riferimento, affinché gli spigoli delle loro vite si smussino un po’ alla volta al pari delle distanze che dovranno ridursi in modi creativi e non standardizzati: come gli ingranaggi delle ruote, dovranno assestarsi un po’ alla volta.

LA TEORIA DEL WALZER
E la stessa cosa succede nei gialli, nei noir, nei thriller, dove il livello di apparente prevedibilità è altrettanto elevato: sai già che alla fine si scoprirà il colpevole, il movente e come ha agito, ma lo devi condire coinvolgendo il lettore sulle ragioni e i motivi poiché per me un giallo aperto è da torcersi dalla noia!

Io la chiamo: “Teoria del walzer”: tre passi avanti, uno indietro e così via in una sorta di danza ritmata e quindi coinvolgente dei sensi sia di chi scrive che di chi legge.

Un metodo che ho inventato e applico sia nei romance che nei gialli dove funziona eccome: tu leggi e vai avanti, ma quando ti sembra di aver aperto una porta o di trovarti in una data posizione di vantaggio dovrai tornare indietro, o di lato e perfino fermarti, mettendo in dubbio le tue certezze, le tue convinzioni.

E ogni volta approfondirai qualcosa in più perché l’importante nei miei libri è che gli eventi modifichino in qualche modo i personaggi, siano essi protagonisti di storie d’amore che dei thriller in cui i miei sono seriali.

Protagonisti che pur non potendo cambiare più di tanto, cambiano tuttavia nelle impressioni che essi hanno dei personaggi in gioco e suscitano nei lettori.

È ed esattamente questo aspetto che piace alla gente, come succede quando incontri una persona più volte.

Fin dalla prima volta acquisirai maggiori informazioni che mano a mano si amplieranno. E queste informazioni non si sommano alla precedenti in modo meccanico, ma le modificano un po’ come durante la cottura di un cibo.
E infatti bisogna fare molta attenzione a questo aspetto, aspetto al quale vanno aggiunte infinite, infinite, infinite revisioni! 

QUARTO REQUISITO, RILEGGERE
E rileggere è il quarto requisito. Per scrivere non bisogna soltanto leggere molto, quanto di più occorre rileggere moltissimo: prendi un romanzo che ti è piaciuto e rileggilo, scrutandolo e cercando di capire perché ti è piaciuto, entrando per quanto possibile nelle logiche e le dinamiche creative dell’autore.

L’obiettivo è scoprire come l’autore è riuscito a darti le sensazioni e le emozioni che ti hanno colpito di più e ti sono rimaste impresse per provare a fare altrettanto. 

E cosi facendo, devi cercare di rifare esattamente la stessa cosa coi i tuoi racconti che dovrai comporre, cucinare senza copiare qualcuno, ma come dite qui a Roma: scrivere dopo aver appreso l’arte rubando il mestiere con gli occhi.

Una pratica virtuosa che mi ha permesso di entrare nelle botteghe dei tali autori, sentendomi come quei pittori di una volta che imparavano talmente tanto dai loro maestri che oltre ad essere diventati maestri a loro volta, arrivavano spesso perfino a completarne le opere, al punto tale che gli stessi esperti di pittura faticano spesso a distinguerne la mano, le mani realizzatrici.  

E noi, autori, almeno quelli tra noi che sono per l’appunto a bottega dagli scrittori più grandi dobbiamo, possiamo e vogliamo imparare dalla loro arte a trovare e incentivare la nostra, per essere, diventare noi stessi, ma senza imitarli, anche perché non sarebbe possibile da una parte e sbagliato dall’altra: a cosa serve infatti imparare la lezioncina e riproporla per l’appunto in modo meccanico?

E a dirlo è una insegnante di fisica, matematica e informatica in pensione, che si è laureata in logica matematica dal 1971 e che dall’autunno di quell’anno fino al 2005 ha sempre insegnato e che nel frattempo già scriveva e pure parecchio.

Infatti se ho scelto gli studi che ho scelto l’ho fatto soltanto per trovare subito un lavoro, mentre scrivere è stata da sempre la mia passione aggiunta.

Dunque mi ripeto dicendo che è basilare leggere, ma soprattutto rileggere per approfondire, per poi dopo aver trovato ciascuno la propria strada distinguersi nel personalizzare il proprio linguaggio al fine di colpire per originalità senza stravolgere la tradizione letteraria, stando però il più possibile al passo coi tempi, quando adattandosi ma mai al peggio, e quando criticandone ma in cuor nostro le derive peggiori, apprezzando tuttavia e ad ogni modo le migliori di questo tempo senza farsi travolgere dalle une o cullarsi troppo sulle altre.

CONCLUSIONI
E concludo con una ultima considerazione che mi auguro sia di sprone soprattutto agli scrittori e ancora di piu agli apprendisti.

Autori e autrici che invito con l’occasione a non perdere il contatto con la società che ci circonda e della quale facciamo anche noi parte sebbene come osservatori e studiosi, analisti e narratori, perché non la società deve venire incontro a noi, ma siamo noi a dover abbassare e non alzare il ponte levatoio per andarla a trovare.

E sempre noi che dobbiamo gettare rampini, corde e cime sia per dare modo agli altri di essere sostenuti e sorretti in sicurezza, che per esserlo noi a nostra volta poiché come i personaggi dei miei racconti che sono donne e uomini forti e non deboli, non dobbiamo essere forti dell’arroganza, della conoscenza, ma della nostra empatia, nonché inclusivi e non misogeni o esclusivi. E meno che mai elitari, sentendoci con colpevole presunzione superiori.”

Grazie Maria!

“Grazie a te Stefano. È stato un piacere.”

(LE FOTOGRAFIE SONO DI #EDITREAL, AGENZIA LETTERARIA IN TORINO CHE RINGRAZIO) 

IL SITO WEB DELL’AUTRICE: http://mariamasella.it/

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