Presidente, ringraziandola per la sua cortesia e disponibilità riprendiamo il discorso sulla scuola con cui avevamo concluso la scorsa puntata. Mi sembra essenziale analizzare questo contesto per far capire ai lettori le dinamiche che fino a oggi ci hanno resi in uno stato di grave arretratezza rispetto alle potenzialità effettive dello sport nazionale. Si è passati dal ventennio fascista in cui lo sport era strumentalizzato politicamente ma pur sempre sostenuto, finanziato, e soprattutto insegnato ai giovani, ai giorni d’oggi in cui lo sport viene posto ai margini del percorso educativo sia scolastico che civico. Come si fa a tirar fuori dal cilindro le Simeoni e i Tilli, i Panetta, i Cova e i Mennea di quando un tempo eravamo sì poveri, ma se vogliamo di certo sportivamente parlando assai più belli di oggi?
 
A mio avviso non bisognerebbe alienare e respingere a priori il modello passato, che pur con fini diversi rispetto ai naturali valori dello sport ha concretato l’educazione fisica degli italiani in quell’epoca, ma il fatto ancora più grave rispetto alle necessità del presente storico è che fino a oggi lo sport abbia assunto una dimensione realmente planetaria sia alla base che al vertice che oggi ci vede gravemente arretrati. Mi spiego meglio.
Fino all’anno x lo sport è stato un fenomeno parziale e non globale, e pur con tutto il rispetto che si deve dare ai vinti, i campioni olimpici e le squadre che sono state campioni negli anni Trenta, Cinquanta, Sessanta, Settanta e per certi aspetti anche Ottanta, erano dei campioni limitati. 
C’erano intere nazioni e popolazioni assenti dal sistema che nelle grandi manifestazioni sportive avevano una presenza si può dire simbolica, mentre oggi il campione del mondo e olimpico è realmente riconosciuto come tale a livello planetario.
Il campione oggi è la punta di un iceberg che oltre a rappresentare milioni di persone, sottintende un ragionamento e un movimento di fondo che ha costruito scientificamente quei podi e quelle misure che si sono conquistate di conseguenza.
Laddove c’erano milioni di persone assenti da questo sistema ora le nazioni sono tutte rappresentate e questo significa che l’Italia dovrebbe sentirsi vieppiù non solo parte in causa, ma soprattutto traino dello sport mondiale.
In alcune discipline sportive siamo ancora oggi una parte importante del panorama mondiale che si dovrebbe sollecitare e spronare in tal senso a sostenere e a sviluppare lo sport, ma ahi noi non ne vedo l’impegno e i presupposti.
L’arretratezza e i segnali di desolazione della scuola italiana compromettono dalle fondamenta in ogni caso tutto l’edificio dello sport, minandone la stessa stabilità, solidità e adeguatezza e insisto sottolineando questo aspetto che per me è primario quanto simbolico della gravità dello stato attuale delle cose in tal senso.
La SS Lazio con la sua storia ultra centenaria è un esempio da seguire e specialmente a Roma ha insegnato lo sport a tante generazioni, cosa sta facendo oggi in tal senso, e soprattutto, cosa dovrebbe fare?
La Lazio non può risolvere tutti i problemi complessivi dello sport italiano così come della città di Roma. È evidente che siamo andati incontro a una sorta di burocratizzazione che invece di snellire rapporti e agevolare progetti ha ostacolato il cammino. 
Certamente abbiamo anche noi le nostre pecche, ma essenzialmente dovremmo superare gli ostacoli attuali e crearci la nostra scuola di avviamento generale allo sport.
Una vera e propria accademia che possa coinvolgere i giovanissimi dai quattro agli otto anni di età, e fare in modo di canalizzare in base alla singola natura e passione per questa o quella disciplina i ragazzi che alla fine di una esperienza formativa generale lungo un quadriennio possa indirizzarli verso l’attività agonistica vera e propria.
Ahi noi, vi è da dire che anche qualora fossimo già organizzati in tal senso date le premesse che abbiamo enunciato più di mille ragazzi non si potrebbero attirare, anche se sarebbero già tanti.. Ci sono scuole e posti in cui non ci chiamano soltanto perchè siamo la Lazio..
Dove andrà a finire lo sport a Roma continuando di questo passo? 
Stefano Lesti
FINE TERZA PARTE
CONTINUA MERCOLEDÌ 23 MAGGIO

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