Oggi vi porterò un po’ fuoriporta, in provincia di Salerno, ai margini del Cilento, nella zona che lambisce Basilicata e Calabria.
Siamo a Padula, a circa 300 km da Roma, in questa cittadina nota per la sua famosa Certosa. Prima di arrivare alla Certosa, sulla strada che porta alla stessa, quando ancora c’è la luce del giorno, vi suggerisco di fermarvi a visitare questo gioiello di origine paleocristiana, forse sconosciuto ai più, ma non agli abitati della zona che lo sponsorizzano caldamente.
Il complesso monumentale di San Giovanni in Fonte rappresenta la sintesi delle vicende storiche culturali e religiose della Valle di Diano, dove è situato.
Troviamo già un riferimento al Battistero in una lettera del 527 d.C. di Aurelio Flavio Cassiodoro, consigliere e ministro del re ostrogoto Atalarico. In tale documento faceva riferimento ad una fiera che richiamava molta gente dalle zone limitrofe e che si svolgeva ogni anno in occasione della festa di San Cipriano presso un luogo dove sorgeva una fonte battesimale miracolosa, che in epoca pagana era legata al mito della ninfa Leucothea. Questo luogo, borgo della città romana di Casilinum, si chiamava Marcellum, nome derivante probabilmente da Papa Marcello I, che in età costantiniana istituì la diocesi e fondò il battistero.
Dopo un periodo di decadenza sotto i bizantini ed i longobardi troviamo una testimonianza che attesta che nel 1077 il primo conte normanno donò la chiesa ai Benedettini di Venosa che lo trasformarono in convento. Nel 1297 Papa Bonifacio VIII assegna la gestione dei beni del Monastero e del Battistero di Venosa ai Cavalieri di Malta che diedero alla costruzione, con interventi di ristrutturazione, l’aspetto odierno. Nel 1852 il complesso viene donato dai Borboni alla Certosa di Serra San Bruno anche se di fatto veniva amministrata dai monaci della Certosa di Padula.
Nel 1866 i monaci furono allontanati ed il Battistero abbandonato.
La caratteristica di questa fonte è che il battesimo avveniva per immersione, come ci racconta sempre Cassiodoro. Quest’ultimo parla anche dell’evento miracoloso dell’innalzarsi delle acque che dal 5° gradino, posto al bordo della vasca battesimale, arriva al 7° (i gradini sono ancora visibili entrando nell’interno del battistero e sono sommersi dall’acqua della fonte ancora sgorgante).
Nel corso del XIX sec., come su detto, a causa dell’innalzamento del livello dell’acqua, non più sotto controllo, la struttura verrà abbandonata e verrà utilizzato solo l’ambiente absidata ad ovest. L’arcata confinante con la vasca viene murata, il pavimento innalzato fino alla soglia della porta di accesso, creando alla fine un unico ambiente che si manterrà fino al XX sec. quando il complesso venne abbandonato.
Nel 1960 vennero ritrovati sopra la cupola sormontante la vasca battesimale, quattro affreschi rappresentanti i quattro evangelisti e furono portati alla Certosa di Padula. Sulla parete dell’abside sono ancora visibili le tracce di altri affreschi rappresentati due teorie di Santi che affiancavano la figura di Cristo, non trovata, e realizzate probabilmente quando l’ambiente era stato trasformato in Cappella.
Buona visita.

Sharing is caring!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *