Napoli non finisce mai di stupire. Basta anche una giornata trascorsa a girovagare nel centro della città per imbattersi in opere di grande interesse artistico. Non voglio parlarvi delle famosissime attrazioni come il Cristo Velato, il chiostro del Monastero di S.Chiara, ecc, ma voglio sottoporre alla vostra attenzione questo piccolo museo che merita una visita.
Si tratta del Museo Civico Gaetano Filangieri. Siamo in Via Duomo al civico 288. Il palazzo che ospita il museo è Palazzo Como, la cui origine risale addirittura al 1404. Lo stile del palazzo è rinascimentale e nel corso della sua vita vide diversi utilizzi: da palazzo nobiliare a chiostro del complesso religioso dell’adiacente Chiesa di San Severo al Pendino nel 1504, a fabbrica di birra nel 1806 per arrivare al salvataggio dalla demolizione grazie a Gaetano Filangieri Junior Principe di Satriano e Duca di Taormina, che lo acquistò nel 1883 per custodirne l’integrità. E’ conosciuto come il palazzo che cammina perché nell’ambito della realizzazione dell’attuale Via Duomo l’antica facciata venne arretrata di 20 mt.
Gaetano Filangieri (il cui cognome è solo un’omonimia con quello del ramo materno della famiglia di Tomaso di Lampedusa di Santa Margherita del Belice) era uno storico dell’arte e collezionista di opere d’arte e dedicò gran parte della sua vita alla raccolta di opere d’arte soprattutto legate a Napoli. Qui trasferì la raccolta privata di opere d’arte, donando questo palazzo al Comune per farne un museo che fu inaugurato nel 1888 divenendo l’attuale museo civico. Oggi qui sono presenti circa 3000 opere tra dipinti, sculture, porcellane esposte secondo un criterio che collega opere e luoghi.
La visita del palazzo si articola in tre sale. Si entra direttamente nella Sala Carlo Filangieri, i stile neogotico in cui risalta il soffitto a volta con mosaico ad opera delle officine Salviati di Venezia, con motivi floreali, stemmi e nomi della famiglia. Ai lati delle pareti si trovano armi ed armature mediorientali e sculture di varie epoche tra cui troneggia in una nicchia quella del principe.
Attraverso una scala elicoidale si sale alla Sala Agata (dedicata ad Agata Moncada di Palermo, madre del principe di Satriano). Quello che colpisce in questa sala è, oltre ai numerosi dipinti affissi alle pareti dal XVI al XIX sec. di diverse scuole pittoriche italiane, è il pavimento maiolicato originale realizzato su disegno di Filippo Palizzi del Museo Scuola Officine. L’illuminazione della sala deriva dal lucernaio in ferro e vetro del 1888 realizzato dalla Società di Costruzioni Metalliche Cottrau.
Salendo ulteriormente per arrivare alla biblioteca si attraversa un passaggio pensile su cui si affacciano 24 vetrine in cui sono esposte ceramiche e porcellane delle più famose fabbriche europee (Real casa di Capodimonte, e Fernandea, Biscuit solo per citarne alcune) La biblioteca, ultimo locale da visitare, è arredata con mobili in legno e decorazioni a maiolica contiene libri e riviste acquistate dal principe, la cui scrivania campeggia al centro della stanza.
Buona visita
Michela Tilli

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