Come ampiamente previsto e denunciato fin dall’origine dalla Lazio Nuoto con appelli in ogni sede, anche da parte di Campioni e personaggi illustri, a decidere l’esito del bando sull’assegnazione dell’impianto della Garbatella gestito da oltre 33 anni dalla società biancoceleste è stata, unicamente, l’offerta economica.

Criterio di scelta che penalizza pesantemente la meritocrazia e la qualità del servizio.
Questo verdetto caratterizza una politica che nei fatti condannerà all’estinzione quelle eccellenze come la Lazio Nuoto che, oltre ad una storia centenaria vanta una bacheca che accoglie i più alti riconoscimenti sportivi nonché una infinità di Titoli Nazionali ed Internazionali raggiunti reinvestono tutti gli utili nell’attività Olimpica e Paralimpica di alto livello e nell’attività sociale.
Da oggi il concessionario che offrirà di più vincerà !
Basta aver costituito una Società da appena 2 anni e anche se:

1. non si è affiliati alla FIN;
2. si è privi di tesserati e tecnici;
3. non si è addirittura mai gestito una piscina;

si può vincere come è accaduto in questa circostanza.
A nulla è servito, da parte della Lazio Nuoto, ottenere il massimo del punteggio tecnico (50 punti su 50) staccando gli avversari del bando. A nulla è servito il contributo sociale, l’attività agonistica e paraolimpica, l’esperienza e la missione perpetrata dal nostro sodalizio da quasi 120 anni.
L’assoluta indifferenza dell’Amministrazione Raggi per la storia ed i valori portati avanti dalla Lazio Nuoto ci costringe ora, nuovamente, a far valere i nostri diritti avanti alla magistratura.
Di seguito le parole del legale biancoceleste Daniele Sterrantino:
“Tutto come ampiamente previsto ed inutilmente fatto presente, per ora, sia ai giudici amministrativi che a Roma Capitale. Fortunatamente, ancora si può ribaltare tutto. Il Tar infatti non si è ancora espresso nel merito delle nostre doglianze. La sentenza che ha rigettato il primo ricorso ha semplicemente detto: non possiamo giudicare ed annullare il bando perché la Lazio Nuoto può ancora vincere la gara, visto che ha potuto partecipare.
Con tutto il rispetto per i giudici, ritengo che vi fossero già gli estremi per decidere, ma accettiamo la decisione. A maggior ragione però, ora dovrà fornirsi giudizio sulla legittimità di una gara che mirava a premiare non certo lo sport, il servizio pubblico e l’offerta tecnica, ma solo chi offriva più soldi. Come ne dimostra ora l’esito. Entro fine settembre, pertanto, proporrò un nuovo ricorso al Tar”.
Eppure l’Amministrazione era sembrata, ad un certo punto, aver sostanzialmente ammesso un approccio sbagliato alla vicenda.
“Di fatto non è stato così, anzi. Credo che il tempo dei proclami sia finito. Se si voleva tutelare la Lazio Nuoto, ovvero un patrimonio sportivo e sociale di questa città, e con essa i valori dello sport e della socialità che essa rappresenta bisognava fare una scelta ben diversa, e non accanirsi sull’unica struttura gestita da noi, nonostante le decine d’impianti sportivi comunali abbandonati o con concessioni scadute da anni.
Soprattutto poi, non si può far finta di non sapere che strutturare un bando di gara che privilegia in maniera decisiva l’aspetto economico dell’offerta taglia fuori inevitabilmente chi, come la Lazio Nuoto, destina tutti i propri ricavi al settore agonistico e sociale del nuoto, della pallanuoto e delle altre discipline praticate.
Ma anche qui non sarò io a giudicare, lo faranno i romani”.

ufficio stampa lazio nuoto

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